di Loredana Barillaro |
Rimangono solo due giorni – fino al 3 settembre – per poter visitare la mostra Yan Pei-Ming – Pittore di Storie a cura di Arturo Galansino, a Palazzo Strozzi.
Noi l’abbiamo vista e pensiamo che la pittura di Yan Pei Ming sia di estrema delicatezza; non una pittura urlata, malgrado le tele, tutte di grandi dimensioni, siano “assalite” dal colore pastoso e da una pennellata energica e marcata.
Yan Pei-Ming è esattamente un pittore di storie, di storie altrui, di protagonisti di epoche, vicende, e luoghi a noi familiari. Non si tratta di riprodurre qualcosa di già fatto da altri, ma è un guardare a quel qualcosa in maniera personale, al fine di fornire una narrazione e un punto di vista altri, una rinnovata riflessione sul significato di realtà e immagine di essa.
Un viaggio fra le epoche per narrare delle storie, ed è così per tutti i lavori in mostra, che si tratti della Monna Lisa di Leonardo oppure della Morte di Marat di Jacques-Louis David, sino a giungere a Pasolini e Moro, passando per Hitler e Mussolini, per arrivare, infine, a Zelensky e Putin, toccando anche momenti di vita personale.
Due soli colori, il rosso e il grigio, declinati nelle varie tonalità, con un accenno a pochi altri, riescono a trasmettere forza, intensità, drammaticità.
Un percorso lineare quello che si snoda nelle sale di Palazzo Strozzi, un percorso che conduce lo spettatore senza brusche frenate o fastidiosi cortocircuiti, in una mostra facile da fruire anche grazie ad un apparato didascalico chiaro e accessibile, capace di accompagnare il pubblico favorendone il percorso di comprensione.