Intervista a Danilo Sciorilli
di Valentina Tebala
Una conversazione con il giovane artista Danilo Sciorilli in occasione della sua prima personale all’interno di un cinema torinese, a pochi passi dalla Mole Antonelliana.
Valentina Tebala/ La tua prima mostra personale – che inaugurerà il prossimo 9 aprile – è promossa dal Museo Nazionale del Cinema di Torino il quale per la prima volta aprirà gli spazi del Cinema Massimo a un artista visivo, che però nel proprio lavoro manifesta col cinema un bel legame… Ci racconti brevemente come hai inteso strutturare questo progetto?
Danilo Sciorilli/ Il mio legame con il cinema è in primis emotivo. Sono cresciuto in una casa che strabordava di VHS, molti dei quali neanche mai aperti. Ho ereditato così anche la passione per il duo Scorsese-De Niro: mio padre mi ha iniziato giovanissimo a quei film e ricordo di aver visto Taxi Driver talmente tante volte da aver quasi consumato la pellicola. Un po’ cercavo di capirne il senso, un po’ di memorizzare quelle scene per poi imitare De Niro davanti allo specchio. Dalle imitazioni oggi nascono delle traslazioni di significato, ovvero prendo spunto da scene ed elementi del cinema per parlare di altro: è come il pittore che dipinge un fiore, il fiore esiste già però nel ritrarlo diventa altro e acquista nuovi significati. Non osserviamo più il fiore, ma il quadro. Questa mostra nasce per caso. Ogni mio lavoro, tematicamente, ha a che fare con l’idea di fine intesa come “la fine”. Questo concetto è parte della mia quotidianità, e di giorno in giorno devo affrontarlo. In certi periodi lavoro sulle animazioni perché ho necessità di vedere un disegno finito rapidamente e i frame hanno questa rapidità (alcuni li finisco in due minuti); altri periodi ho bisogno di dilatare il tempo e allora disegno a matita. Ho visto un manifesto di Toro Scatenato in edizione restaurata che tornava al cinema e allora ho pensato di far mio quel manifesto. Avevo già realizzato un lavoro ispirato a quel film – durante la mia residenza artistica ai Bocs Art di Cosenza –, e mi divertiva farne la locandina: quindi non si trattava solo di una citazione del film, ma del mio lavoro stesso. Per me è importante poi che ogni opera abbia un elemento di realtà: così, inizialmente, pensai di installare il disegno in una teca, simile a quelle che si vedono fuori dai cinema. La teca però diventava in tal modo un elemento decorativo e questo non mi convinceva. Parlando con Giulia Cotterli, un’artista che fa parte della mia vita privata, è venuta fuori l’idea: «Ma vedi se riesci a mettere i disegni proprio nelle teche di un cinema, senza spostare le teche, no?». Così ho scritto un’email al Cinema Massimo (cinema storico e simbolo di Torino) con un progetto già abbastanza definito, il quale mi ha accolto con grande entusiasmo! Grazia Paganelli, curatrice e storica cinematografica a capo della programmazione del Cinema insieme a Stefano Boni, ha accettato la curatela della mostra.
VT/ Qualche dettaglio sulle opere che presenterai?
DS/ Ho sempre pensato che la mia prima personale dovesse in qualche modo essere un “manifesto” di quello che per me è l’arte. Il cinema è nel mio caso un luogo perfetto perché le opere assumono una valenza ancora più forte, sono pensate proprio per questo spazio e quasi non avrebbero senso di esistere fuori da esso. È una mostra camaleontica, assolutamente concettuale, d’insieme. Esporrò due disegni su carta: uno formato poster all’esterno del cinema e uno formato locandina all’interno. Da un lato sono manifesti di film che non si proietteranno mai, dall’altro sono manifesti del film della mia vita. Sono lavori impregnati della mia ricerca ossessiva su come evitare la fine e tentano di descrivere, tramite l’attesa, il tempo. In Sala 3 ci sarà una proiezione di una mia video-animazione. Su questo lavoro voglio anticipare poco: gli spettatori potranno entrare nella sala in qualsiasi momento poiché la proiezione sarà a ciclo continuo, intervallata da un’attesa di dieci minuti tra ogni proiezione… diciamo che sarà divertente osservare il riscontro del pubblico. Ho disegnato, inoltre, cento scatoline per pop-corn numerate e firmate che verranno consegnate all’ingresso della sala (ovviamente piene di pop-corn). In ultimo – anche se non fa propriamente parte della mostra – nel catalogo si potrà leggere la sceneggiatura di Arty Driver scritta da me, deliberatamente ispirata a quella di Taxy Driver.
VT/ “The Big Crunch” è…
DS/ Due cose: il rumore che fanno i pop-corn quando fragranti vengono messi in bocca e masticati, ma anche una teoria scientifica sulla fine dell’universo. Come tutti sappiamo, il cosmo è in continua espansione, tuttavia quale sia il suo destino è ancora argomento di dibattito tra gli scienziati. Alcuni pensano che a un certo punto l’espansione si bloccherà per dare spazio a una contrazione in cui tutto tornerà a essere uno; da questo nucleo ci sarà poi un nuovo Big Bang e il processo potrebbe ripetersi in eterno. Il mio rapporto con la scienza e l’astronomia è molto importante e costituisce parte integrante del mio lavoro. Mi piace pensare che questa teoria sia quella che meglio descrive la realtà: un universo in loop a ripetizione infinita, senza fine. “The Big Crunch” mi sembrava il titolo giusto per questi motivi.
THE BIG CRUNCH, Mostra personale di Danilo Sciorilli. A cura di Grazia Paganelli, dal 9 al 30 aprile 2019. Inaugurazione 9 aprile 2019, ore 18.30. Cinema Massimo, Torino, via Verdi n. 18
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