PROFONDITÀ SUPERFICIALI
Roberto Pietrosanti
– Davide Silvioli
L’investigazione sulle possibilità comunicative, cognitive e tautologiche della superficie, di contro al soggettivismo fine a se stesso di tanta contemporaneità, oltre a rimandare a trascorsi eccellenti dellʼarte italiana rifocalizzando lʼattenzione operativa attuale sui valori oggettivi dellʼespressione visiva, risulta oggi centrale in alcuni frangenti dellʼoperare artistico.
A fronte di ciò, presentandocene unʼoriginale e personale versione, il contributo di Roberto Pietrosanti si inserisce costruttivamente nei binari di questa via di ricerca stilistica decisamente contemporanea.
Artista versatile dalla vocazione aniconica, fa della superficie e delle relative modalità di trattamento, sia lʼoggetto che il mezzo della propria speculazione estetica. Prendendo come termine di paragone e argomentazione un recente organismo di lavori incarnante, pur nella sua specificità, il carattere più paradigmatico della cifra dellʼautore, è allora opportuno analizzare le Surfaces, una gamma di opere realizzate fra il 2011 e il 2013.
Sfruttando i cromatismi del PVC, materiale di predilezione che taglia in lastre sagomate e poi assembla, lʼartista coniuga studiati rapporti di corrispondenze superficiali, ottenute mediante lʼintersezione delle sezioni di PVC, anatomicamente scandite da linee di forza più o meno aggettanti che stratificano la bidimensionalità e conferiscono a tale accezione, una serie di variazioni semantiche ad essa estranee. A questa metodologia operativa appartiene anche il ciclo Atto e Potenza del 2013, in cui egli, prendendo come punto di partenza estetico i David, rispettivamente del Buonarroti e del Bernini, traduce secondo una grammatica di linee, di alternanza percettiva di piani e segmentazioni dinamiche, le simultaneità cinetiche e le tensioni mentali di cui le due antiche statue sono portatrici, attuando, così, “la dimostrazione tangibile di un vertiginoso processo di tesi-antitesi-sintesi, che parte da una figura per arrivare a unʼastrazione”.1
Si veda come, pertanto, lʼinterrogazione sugli elementi costitutivi e sulle facoltà dialettiche interne al perimetro del quadro, si configuri quale fulcro di un percorso artistico indirizzato alla riduzione dei mezzi narrativi, praticata anche tramite lʼadozione di un monocromatismo radicale. Fattore, questʼultimo, che tuttavia ha sempre caratterizzato il lavoro di Pietrosanti, tanto da farlo presenziare alla rassegna internazionale “Monocromos. Da Malevic al presente”, curata da Barbara Rose e allestita presso il Centro de Arte Contemporanea Reina Sofia di Madrid nel 2004. La sperimentazione in questo senso, ha condotto lʼartista, negli ultimi anni, alla strutturazione di unʼautentica sintassi azzerante e dalla parvenza analitica, minimale e sintetica delle componenti visive, organizzate, paratatticamente, in sfaldate intelaiature superficiali.
Si sviluppa, così, la genesi di un alfabeto visivo di piani, basata sulla congruenza delle parti e in grado di parafrasare quelle forze pulsionali e interiori della superficie, che ne caricano le nervature di una straordinaria profondità.
1 M. Meneguzzo, Atto e potenza: sette opere di Roberto Pietrosanti, in Roberto Pietrosanti: Atto e potenza, catalogo della mostra. Galleria Santo Ficara, Firenze, 2014, p. 6.
SENZA TITOLO, 2015. Smalto acriluretanico su lastra PVC intelata, 125×110 cm. Collezione privata, Roma. Courtesy dellʼartista.