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Giuseppe Gonella                                                                                                                         – Carlo Sala 

Relitti, oggetti sospesi e sagome appena accennate sono i frammenti di una realtà che tenta di ritrovare una conciliazione sulla tela. Scene che delineano degli immaginari rarefatti in cui non si riesce a rinvenire un filone narrativo univoco, semmai la volontà di evocare delle suggestioni pregnanti.
All’interno delle attuali tendenze, appare difficile collocare in modo netto la pittura di Giuseppe Gonella. Pur partendo da una spiccata maestria tecnica, l’autore abbandona ogni marcato formalismo per giungere ad una stesura peculiare della composizione tonale. Un artista che vuole riflettere sul valore dell’essere pittore in questa contemporaneità oramai distante dai dogmi, e proprio per questo struttura il suo microcosmo visivo in modo da allontanarsi dalle facili icone o stilemi del presente. Pennellate che “frantumano” le immagini troppo descrittive e formali, anfratti di colore che evocano un sottile gusto per il gesto. Scrutando i quadri nella loro globalità, appaiono come ampie stratificazioni di tocchi cromatici e immagini appena accennate; nel modus pittorico di Gonella sembra svanire ogni tentazione meramente rappresentativa. I brani di realtà sono dei puri pretesti per mettere in atto una pratica pittorica che vuole nutrirsi delle istanze del presente, senza piegarsi ai facili stereotipi visivi. In questo scenario, pur nella tangibilità degli elementi descritti, il clima presenta una sorta di onirismo. La realtà è sospesa, o forse nella stessa tela si coniugano più momenti e accadimenti che si incastrano armonicamente. Raffigurazione che non presentano mai la perentorietà di essere assolutizzanti, bensì sembrano in continuo divenire. Sono lo specchio di un presente che può essere identificato tramite una visione corale, dinamica e mutevole. Una pittura che pulsa e non riesce ad essere inerme, semmai sono apatici e impotenti i personaggi che vi troviamo narrati. Figure appena sagomate, che spesso perdono la loro tridimensionalità divenendo spettri di una umanità in crisi. La manifestazione di un uomo d’oggi che immerso in un trambusto senza punti di riferimento, cerca con fatica un nuovo vitalismo che tarda a manifestarsi. Al contrario diviene attore passivo degli accadimenti, ritrovandosi figurato come una sagoma innocua, ridimensionata nelle fattezze ed in parte nelle aspettative.

ICD 10, 2011. Acrilico su tela, 170×130 cm.



p.4 SMALL ZINE n. 1, Gennaio_Febbraio_Marzo 2012
 
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