ARTEM DOCERE
Marinella Galletti
– Valentina Tebala
Valentina Tebala/ Marinella, sei presidente sin dalla sua nascita dell’Associazione Nazionale Docenti Disegno e Storia dell’Arte. Anche se è piuttosto facile dedurre il frangente storico-politico italiano in cui una realtà simile ha avvertito la necessità – e il dovere – di organizzarsi e costituirsi (entrata in vigore della Riforma Gelmini nel settore dell’Istruzione, con i pesanti “colpi” inferti all’insegnamento delle discipline artistiche), puoi dirci precisamente quando nasce Artem Docere e da chi è formata? Nello specifico di cosa si tratta, e quali sono gli obiettivi che la muovono e che intende perseguire?
Marinella Galletti/ Fin dal 2009, nel mio ruolo di docente e di saggista nel settore dell’arte e della didattica, ho promosso la nascita di Artem Docere; poi nel 2013, insieme a nove docenti di Disegno e Storia dell’Arte, ho costituito l’Associazione: dieci fondatori mossi dalla determinazione di voler restituire al nostro Paese la voce consapevole del ruolo educativo svolto dall’arte in quanto risorsa intellettiva, culturale, etica, formativa ed economica. Il frangente politico e sociale in cui abbiamo scritto la nostra Carta dei Valori è coincidente alla Riforma Gelmini e ai provvedimenti che hanno cancellato lo studio della Storia dell’arte nei bienni dei Licei, negli Istituti Tecnici e Professionali; del Disegno in tutte le Istituzioni formative (salvo il Liceo Scientifico), e la soppressione degli Istituti d’Arte.
Stavamo assistendo all’inverosimile declassamento che ha reso utopistiche le aspettative legittime di un’intera società che rispetto al proprio patrimonio artistico ha il diritto dovere di conoscerlo, valorizzarlo, rinnovarlo. Di fatto, fin dagli esordi, ci siamo impegnati alla costruzione del dialogo con il Miur, con i sindacati, le associazioni, e con tutti i soggetti sensibili al ruolo dell’arte: Artem Docere è dunque un’associazione culturale senza scopo di lucro, che oggi conta sull’adesione di un gruppo significativo di intelligenze, tra docenti ed esperti dell’ambito educativo e dell’arte. Il macro obiettivo che ci muove è l’ampliamento dei fondamenti pedagogici dell’educazione all’arte: obiettivo raggiungibile solo responsabilizzando chi ci governa a programmare un futuro di crescita culturale, artistica ed economica per l’Italia attraverso un progetto formativo in cui riconoscere pari spessore all’ambito dell’arte come per gli altri fondamenti dell’istruzione.
VT/ Secondo te cosa è davvero cambiato, in meglio, per le discipline artistiche con il piano la Buona Scuola avviato dall’attuale ministro Giannini?
MG/ La Legge 107/2015 costruita sulle premesse alla “Buona Scuola” si è servita persino dei termini e dei contenuti delle nostre mozioni culturali: ha sì promesso l’ampliamento disciplinare, ma non reintegra di fatto né il Disegno né la Storia dell’arte potenziando l’orario curricolare; si limita ad inserire “L’educazione all’arte e al patrimonio” tra le aree di possibile ampliamento dell’offerta formativa, subordinata alla formulazione triennale del POF delle singole scuole. Si tratta di una soluzione irridente, che non soddisfa in alcun modo “l’incontro con la bellezza e la creatività” ridotto a solo spot, perché svuotato di ogni significato, senza concrete azioni.
VT/ Anche le Accademie di Belle Arti – inventate proprio in Italia nel Cinquecento, e con alle spalle una storia illustrissima – nonostante registrino tutt’oggi un notevole incremento delle iscrizioni, non riescono ancora ad offrire il legittimo riconoscimento giuridico e professionale ai loro docenti e studenti…
MG/ Dalla Riforma dell’Afam del 1998 alla Legge di Stabilità del dicembre 2012, le Accademie di Belle Arti rilasciano titoli di studio equiparati alle lauree e alle lauree magistrali, ma il Ministero non consente la messa a ordinamento dei corsi di diploma accademici di secondo livello, generando casi di incongruenza normativa. Tra questi, nella bozza ministeriale “Nuove Classi di Concorso”, il titolo Accademico di II livello è escluso dall’accesso all’insegnamento delle discipline di propria pertinenza: si vorrebbe negare il naturale sbocco nel mondo del lavoro! Artem Docere ha già prodotto e inviato al Miur il documento tecnico in cui evidenziare quanto la suddetta Legge di Stabilità chiarisce in merito alle equipollenze del Titolo dell’Accademia di Belle Arti: con riferimento ai decreti attuati, richiediamo l’immediata integrazione del Titolo Accademico di II livello. I segnali erano tuttavia impliciti fin dalla Riforma Gelmini, che sanciva la cancellazione degli Istituti d’Arte, i quali qualificavano figure competenti negli specifici settori dell’artigianato artistico: decretando la morte del Made in Italy con la loro cancellazione, segue ora la riduzione delle Accademie – riconosciute ovunque “Facoltà di Belle Arti” – alla stregua di scuole preposte alla formazione professionale!
VT/ Insegnamento dell’arte e funzione pedagogica dell’arte. A tuo parere, che ruolo ricopre – o dovrebbe ricoprire – nella formazione culturale e civica/sociale di un individuo, l’insegnamento dell’arte? E quanto può essere utile, a sua volta, la pratica artistica come strumento educativo, didattico, e persino terapico?
MG/ L’intera formazione artistica deve essere ripensata “educazione dell’individuo”, in un percorso formativo in cui gli insegnamenti del Disegno e della Storia dell’arte abbiano nelle Accademie di Belle Arti la naturale conclusione formativa a livello universitario. L’arte, si può affermare che svolga sempre una funzione “terapeutica” per il suo essere educativa: ciò è facilmente dimostrabile esaminando la funzione educativa svolta dall’arte nelle varie epoche e culture; viceversa non possiamo affermare che qualsiasi attività espressiva sia terapeutica o sia arte. In arte come in arte terapia occorre chiarire il metodo, essere competenti nel saper fare artistico e nella didattica, rendendo protagonisti innanzitutto gli studenti.
In alto un ritratto di Marinella Galletti. Courtesy Marinella Galletti.
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