Quanto tempo occorre per esaurire il discorso sulla questione amorosa? Possono un cantautore e un poeta esprimerne l’essenza in una breve conversazione radiofonica? Qual è il legame tra desiderio e disperazione?
Il regista Mattia Biondi sembra interrogarsi su questi argomenti nel suo breve film intitolato “Questa disperazione di Piero”, in concorso alla 25ª edizione del festival ShorTS di Trieste (28 giugno-6 luglio) nella sezione dedicata alle voci più sorprendenti del panorama cinematografico italiano.
Realizzata attraverso il riuso creativo di materiale d’archivio, l’opera di Biondi si concentra su uno scambio di battute, avvenuto negli anni settanta nel corso di una trasmissione radiofonica, tra il poeta-attore Bruno Vilar e il cantautore Piero Ciampi: un evento apparentemente secondario che assume qui un significato più profondo.
Le immagini che accompagnano la conversazione, precarie come la stessa esistenza umana, sembrano rallentare nel loro procedere; una certa sensazione di caducità pervade il cortometraggio. Il cineasta ci conduce verso una conclusione che percepiamo come inevitabile: l’approdo presso un’ultima spiaggia, il fotogramma conclusivo.
Il film, già presentato in numerosi festival internazionali, tra cui il FEST di Espinho (Portogallo), si manifesta dunque come compressione poetica ed esercizio di immaginazione. Sembra suggerire che non è necessario realizzare immagini nuove, ma rovesciare quelle esistenti. In questo senso, il mondo non va contemplato ma capovolto, smontato e rimontato. I lavori di Biondi sono sempre l’esito di una attenzione rivolta al frammento, al minimale, al marginale.
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