“PSHICHE ALLO SPECCHIO. Omnia Vincit Amor” a La Galleria BPER Banca di Modena

una riflessione di Loredana Barillaro |

“PSHICHE ALLO SPECCHIO. Omnia Vincit Amor” è la mostra che ha preso avvio il 13 settembre scorso, fino al 9 febbraio 2025, nelle magnifiche sale de La Galleria BPER Banca di Modena a cura da Daniela Ferrari.

Un percorso approfondito, dai fondamenti alla contemporaneità, per tracciare una linea ordinata e coerente che ha portato alla realizzazione di una mostra connotata da un forte lirismo. Amore e Psiche come elemento di partenza per l’osservazione analitica di un tema complesso nelle sue molteplici componenti.

Un impianto curatoriale efficace in grado di guidare alla comprensione della mostra nella sua interezza. Il momento della scoperta avviene su diversi piani: il tema di Amore e Psiche, i singoli personaggi, l’elemento dello specchio – che corre parallelo alla figura di Psiche – e tutto quanto ne sia stato indagato nel corso dei secoli nell’operato degli artisti.

Punto focale dell’esposizione – e della riflessione che vi è alla base – è dunque l’amore, l’amore per l’altro, l’amore per sé. Ed è a partire da uno specchio che si pensa nell’immediato alla figura mitologica di Narciso, all’ammirazione incondizionata della propria figura, spinto, anch’egli, dall’azione del dio Eros. Il gioco di parole che ne emerge ci fornisce aiuto per meglio tracciare i fili del discorso, Psiché infatti è proprio il nome dello specchio che accoglie la nostra immagine all’inizio dell’esposizione, un’immagine “finalmente” a figura intera, grazie ai sostegni che ai lati sorreggono lo specchio e che permettono quindi alla superficie riflettente di inclinarsi per meglio restituire, nella sua completezza e simultaneamente in ogni dettaglio, la figura umana.

Amore e Psiche sono in fondo due figure che, laddove non siano un unicum, sono certamente speculari, due facce di una stessa medaglia, due facce di una stessa storia, che percorrono strade parallele ma che al contempo conservano ognuno una propria caratterizzazione, sottolineata anche dalla diversa trattazione che ne hanno fornito gli artisti nel corso del tempo. Amore come amor proprio, amore che può condurre alla propria e all’altrui rovina, ma anche amore verso la madre, quindi l’origine. Un amore che si avvale di una duplice connotazione, di devozione o di egoismo.

E Psiche, la bellezza che si specchia, che guarda dentro sé, che trae la sua forza dal desiderio di non perdere l’amato, non appare certo una fanciulla indifesa, ma una donna forte che riesce a manifestare il suo carattere intraprendente così necessario al superamento delle prove a cui l’aveva sottoposta Venere. Ma se è vero che psiche significa soffio vitale è anche vero che può essere labile come un soffio, così come lo è peraltro l’amore. E’ un viaggio emozionale quello che ci viene chiesto di compiere, all’interno di una mostra in cui ogni cosa viene correttamente bilanciata, in cui tutto concorre all’armonia e alla conoscenza. La ciclicità con cui viene concepito il percorso espositivo fa sì che ogni elemento trovi una sua perfetta collocazione nella presentazione del tutto, dando prova di equilibrio e approfondita padronanza del tema.

Così come emerge un sicuro equilibrio dal passaggio dall’antico al contemporaneo, nel momento in cui ci si sposta alla visione delle opere di Andrea Facco, Andrea Mastrovito e Omar Galliani e in cui, a farsi opera, adesso, è certamente anche il procedimento, così come il concetto.

Se nulla si può aggiungere per le opere classiche poiché universalmente riconosciute diverso è il caso dell’opera contemporanea; più in dettaglio i lavori di Andrea Facco presenti in mostra appaiono particolarmente interessanti proprio per il procedimento seguito. L’immedesimazione dell’artista in Giove mediante il compimento della medesima azione – ossia l’atto del dipingere le farfalle presenti nell’opera di Dosso Dossi – Giove Pittore di farfalle, Mercurio e la Virtù, databile al 1523-1524 – crea una sorta di cortocircuito temporale, quasi che una porzione del dipinto originale, il gruppo delle farfalle appunto, si fosse staccato per giungere a noi con un fare che potrebbe apparire illusionistico, determinandosi in La tela di Giove, del 2024. La farfalla – leitmotiv che percorre la mostra – è essere leggiadro e fragile, fragile come l’amore, come lo sono talora i sentimenti nella loro molteplice e contraddittoria natura: forza e debolezza.

Nell’altra opera in mostra – dal titolo Le farfalle di Giove, (una cartolina originale raffigurante la medesima opera di Dosso Dossi), anch’essa del 2024 – è affascinante come l’artista introduca l’elemento della casualità come parte fondante del suo lavoro, il caso e la sua accettazione. Di duchampiana memoria, la cartolina – precedentemente acquistata – mediante il processo di manipolazione compiuto dall’artista, che ne realizza a pittura persino il francobollo trattato come una perfetta miniatura, acquista un significato altro, divenendo essa stessa opera d’arte rispetto all’immagine che riproduce. Il viaggio che la cartolina compie – e che la consegna all’immortalità tipica dell’opera d’arte – non solo può essere considerato metafora delle peripezie che deve compiere Psiche, ma è anche un viaggio fisico, nel suo partire e nel suo giungere all’indirizzo del destinatario, la curatrice Daniela Ferrari.

Il caso, nella sua ambivalenza, diviene dunque regista del processo di creazione connotandosi, in questa operazione, in quanto salvifico poiché consente alla cartolina di giungere a destinazione permettendoci, così, di ammirarla da vicino, nella sua acquisita bellezza e nel suo acquisito valore.

Dall’alto: François Pascal Simon Géerard, AMORE E PSICHE, 1798 circa. Olio su tela, 130×92 cm. Courtesy ED Gallery, Piacenza. Andrea Facco, LA TELA DI GIOVE, 2024. Tempera acrilica su tela, 120×60 cm. Collezione privata, courtesy l’artista; LE FARFALLE DI GIOVE, 2024. Cartolina originale, 12×17 cm, francobollo dipinto, acrilico su carta, 3×4 cm. Collezione privata, courtesy l’artista. 

 

© 2024 Loredana Barillaro e SMALL ZINE

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