Ho una mente matematica, votata al calcolo e al ragionamento logico, ma sono anche molto curiosa e mi affascinano da sempre le espressioni più eccentriche della quotidianità, per questo è stato naturale per me intraprendere un percorso economico e finanziario con influenze culturali, assecondando la mia attitudine alle traiettorie trasversali, non allineate. Mi sono infatti avvicinata all’arte con un percorso professionale senza dubbio inusuale, atipico, rispetto agli operatori che normalmente gravitano in questo settore. Già, perché il mondo della finanza e quello dell’arte apparentemente c’entrano davvero poco ma, come sappiamo, in realtà e aldilà di buonismi e retorica, quello dell’artista è prima di tutto un mestiere e sì, con l’arte si mangia. Si nutre non soltanto il sistema ma si contribuisce all’accrescimento del patrimonio culturale collettivo, si generano ricadute economiche sui territori e si influisce positivamente sul benessere psicofisico dei singoli fruitori. Ho avuto la possibilità, grazie ai tanti anni passati a realizzare percorsi culturali per una Banca, di confrontarmi con forme diverse di ibridazione che hanno portato l’arte in contesti, diciamo, fuori dagli schemi tradizionali, compiendo ogni volta uno sforzo di immaginazione più grande e imparando a capire come certi linguaggi possano sempre trovare formule trasversali per raggiungere pubblici diversi. Ho imparato che il più grande strumento a nostra disposizione per rendere questo possibile è l’ascolto: la volontà di accogliere, anziché creare muri, mettendo l’altro nella condizione di aprirsi a sua volta. Per questo ho abbracciato con grande entusiasmo questa nuova sfida presentatami da Oscar Farinetti e da tutto il team di Eataly: la possibilità di dare vita a nuovi modi di far vivere concretamente esperienze legate all’arte, alla fotografia, alla cultura e all’estetica contemporanee presso un pubblico normalmente lontano da questo mondo. Sono profondamente convinta che l’arte possa e debba manifestarsi anche in forme inusuali, in contesti del tutto incoerenti, per poter incontrare il pubblico. Alla base di Eataly Art House c’è proprio questo: il desiderio di rendere l’arte accessibile a un pubblico più ampio, mettendo alla portata di tutti percorsi didattici e culturali di alto profilo, includendo anche chi normalmente non frequenta musei e gallerie d’arte. L’obiettivo è quello di allargare l’ecosistema relazionale di chi frequenta generalmente luoghi deputati all’esposizione e di chi invece era passato giusto per scegliere del buon vino. La seconda sfida di questo nuovo progetto è senza dubbio quella di donare una nuova identità a uno spazio riattivato, senza però snaturarne il percorso. Partiamo infatti da una ex Ghiacciaia che nel secolo scorso è stata il più grande magazzino frigorifero d’Europa. Un crocevia di prodotti, persone e storie che oggi si trasforma in una nuova Terra: E.ART.H. Perché, come il buon cibo, l’arte è un terreno da abitare insieme, un territorio comune da esplorare e condividere. L’idea è quella di far incontrare i visitatori in una Terra nuova, di viverla con curiosità, rispetto e gioia. Art House è una kunsthalle: uno spazio espositivo, dove transitano mostre temporanee. Si incontrano opere che rimangono per un po’, poi proseguono il loro viaggio per il mondo. Per questo primo viaggio abbiamo coinvolto due artisti che sono senz’altro tra i principali protagonisti della scena contemporanea: Ibrahim Mahama e Anton Corbijn. “Voli-ni” di Ibrahim Mahama rappresenta il tema della rinascita che da sempre caratterizza la ricerca dell’artista. Attraverso il recupero, il riciclo e la ricontestualizzazione di oggetti e architetture abbandonate appartenenti alla storia recente del suo Paese, il Ghana, Mahama evidenzia al contempo le contraddizioni del nostro sistema produttivo e le tracce, i significati, i simboli che si stratificano sulle cose, dando vita a nuove rappresentazioni e nuove possibilità di senso. La sua grande installazione pensata appositamente per E.ART.H. attraversa come un treno il corridoio principale della nostra sala espositiva e ci proietta con forza nel confronto con una storia interrotta. La presenza di Mahama, in un luogo originariamente destinato alla conservazione del cibo e che ora viene restituito alla città, quale l’Ex Stazione Frigorifera Specializzata, rende questa operazione ancora più carica di significato, trovando eco, ad esempio, nella sua azione di recupero dei silos rimasti in disuso, che venivano utilizzati per la conservazione delle derrate alimentari. Anton Corbijn invece torna in Italia dopo quasi venti anni, con il suo lavoro potente che consegna all’eternità i volti dei nostri idoli che hanno riunito sotto le sonorità di propri brani intere generazioni. Stelle del cinema che hanno nutrito di passione e meraviglia con le loro azioni l’immaginario di tutti i ragazzi cresciuti tra gli anni Settanta e Novanta del Novecento. Artisti e personaggi della cultura che non potremo dimenticare, tutto il gotha dello star system è passato per il suo obiettivo. Ma E.ART.H sarà anche molto di più: gli emergenti selezionati dal comitato scientifico, che avranno l’occasione di proporre il proprio lavoro a un pubblico non standardizzato; il network di relazioni con enti, istituzioni, gallerie e altri soggetti “non allineati” come noi che renderà vivo il public program legato alle mostre dell’Art House ma anche il programma di esposizioni extra. Abbiamo immaginato una nuova Terra di approdo appunto, in cui ciascuno potrà trovare la propria dimensione, con un’offerta che – speriamo – potrà generare nuove formule per relazionarsi all’arte e al collezionismo contemporanei.
Chiara Ventura è Vice Presidente di Eataly Art House – E.ART.H.
Un ritratto di Chiara Ventura. Courtesy Chiara Ventura.
© 2022 BOX ART & CO.
Pubblicato alle pagine 12-13 del n.44, Ottobre-Dicembre 2022, di SMALL ZINE