NEL LUOGO DELLA PITTURA | Mauricio Meza Rojas

di Loredana Barillaro |

Geometria, rigore, nature morte dai dettagli delicati e precisi che si connotano per una poesia soffusa e atmosfere velate. Esiste una disciplina, un fare “rigoroso”, la possibilità di scomporre le superfici dipinte in singoli elementi. E’ allora che ci accorgiamo che l’artista è in grado di creare raffinate composizioni visive con pochi ed essenziali forme.

Il lavoro di Mauricio Meza Rojas si inserisce in quella che è la trattazione della natura morta nella più attuale pittura figurativa, egli realizza un uso mirabile della luce, essa stessa protagonista dei suoi dipinti. Ed è l’elemento naturale quello che privilegia l’artista, un elemento naturale che viene però astratto, estrapolato da un dato contesto per essere inserito là dove egli ne senta il bisogno. I frutti, i fiori, gli agrumi di cui si ha quasi la sensazione di poter avvertire la ruvidezza della scorza o di sentirne il profumo.

Che siano dipinti a olio o ad acquerello la resa pittorica è sbalorditiva, non c’è tentennamento ma solo la certezza di chi sente l’urgenza di riportare sulla superficie ciò che colpisce il suo occhio, poiché i suoi lavori cominciano nel momento in cui egli compone il soggetto in studio, dal vero, definisce la scena. Ed è lì che l’artista ha ben chiaro come tutto sarà, quale potrà essere la resa di ogni singolo dipinto.

Se potessimo dunque smontare una ad una le componenti dei sui lavori potremmo ottenere probabilmente immagini che ci riportano ad una dimensione metafisica in cui gli elementi diventano forme geometriche: sfere, cilindri, ovali, linee che, al contempo, sembrano fluttuare in atmosfere oniriche, in uno spazio volutamente non ben definito in cui il piano è solo ideale, forse impalpabile, fatto di luce. Un piano in cui, a poggiarsi, sono piccoli oggetti – legati forse al quotidiano e alla memoria dell’artista – che ritrovano significato e una rinnovata ricercatezza. E’ dunque essenziale che vi sia primariamente un’adesione tangibile al soggetto tridimensionale, affinché le ombre, e il mutare della luce che ne tornisce le forme, possano realizzarsi pienamente. Al rigore delle nature morte si accompagna di contro la presenza dei volatili, come i colibrì o quello che l’artista ci dice essere il Clarinero del Pacifico, specie tipica della Colombia – sua terra natia – che vengono descritti con gesto veloce, istintivo, e l’atto del librarsi, o del rimanere in attesa, emergono con il solo colore, alla cui pennellata egli imprime azione e carattere.

Nondimeno la perizia tecnica – così necessaria al raggiungimento dell’intento – acquisita nel corso degli anni in maniera autonoma grazie all’esempio dei grandi maestri del passato, consente a Mauricio Meza Rojas di proseguire al meglio in questo percorso di apprendimento e crescita che, con fare generoso, egli restituisce alla visione altrui.

 

Clarinero del Pacifico, 2024. Olio su tela.

 

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