LA MATERIA DELLA RELAZIONE
Samantha Passaniti
– Davide Silvioli
La ricerca di Samantha Passaniti, negli ultimi anni, sta sovrapponendo la già manifesta sensibilità dell’artista verso le proprietà di materiali naturali e organici, coniugati in forme povere e minimali, con una crescente inclinazione a concepire operazioni site-specific dalla eco relazionale, spesso installative e realizzate in ambiente aperto, progettate a partire da una personale interazione con la comunità del luogo prescelto o sulla base di caratteristiche geologiche, antropologiche o storiche dello stesso. Leggiamo, dalle sue parole, le proporzioni di questo rapporto.
Davide Silvioli/ Nel merito dei materiali, dell’espressione e dell’estetica, quali sono le costanti della tua ricerca?
Samantha Passaniti/ La mia ricerca si sviluppa dalla sperimentazione continua di materiali naturali e di recupero che raccolgo attraverso un atto performativo nell’ambiente o in luoghi specifici. Queste materie non sono un mero medium ma l’oggetto e il soggetto delle opere che vanno a comporre. La mia costante circa i materiali sta nel processo di utilizzo delle materie, basato sull’eterogeneità delle stesse, tale da raggiungere sempre nuovi esiti. Dal punto di vista estetico ed espressivo, gli aspetti che ricorrono nella mia produzione sono l’essenzialità delle forme, i colori neutri e una matericità grezza ma raffinata insieme, dalla forte valenza concettuale, ed evocati da una restituzione meditativa, simbolo di rinascita della materia povera riconsegnata a nuova vita; una vita non più terrena ma spirituale e trascendente.
DS/ Quali sono state le esperienze formative e professionali che senti abbiano influenzato maggiormente il tuo lavoro?
DS/ In relazione al rapporto con lo spazio espositivo, come approcci alla realizzazione di un nuovo progetto?
SP/ Come accennavo la mia ricerca si sviluppa intorno alle pratiche site-specific ed è basata sul dialogo con l’ambiente e sullo studio dello spazio in cui vado a interagire; aspetti fondamentali dei miei progetti. Sia che si tratti di luoghi naturali o di spazi interni, sia che io debba allestire una mostra o che debba costruirla con opere nuove, mi lascio sempre influenzare anzi completamente assorbire dall’esperienza del sopralluogo che mi mette in contatto con lo spazio e che quasi mi suggerisce il lavoro finito. Sono molte le opere, specialmente le installazioni ambientali, che sono nate secondo questo iter creativo dove l’ambiente, inteso come luogo a sé e come contenitore, contribuisce alla loro nascita in funzione di quel luogo specifico, con la possibilità di poterle inserire successivamente in nuove location. Questo modo di operare lo trovo molto stimolante e credo sia diventato un mio modus operandi costante.
DS/ Dove ti sta conducendo la sperimentazione? SP/ La sperimentazione che sto conducendo si sta sviluppando su più binari. Da una parte, continuo la ricerca e la raccolta dei materiali, realizzando opere bidimensionali e tridimensionali senza limiti formali e di linguaggio. Dall’altra, misto aprendo sempre più all’arte ambientale, all’attenzione verso tematiche ecologiche, all’interazione con i territori e con le comunità che li abitano, realizzando opere che sfociano nell’arte relazionale. Questa libertà nella genesi di opere che spaziano dalla pittura all’installazione e la possibilità di lavorare in solitudine, assecondando la mia esigenza interiore, ma anche insieme alle persone, spesso lontane dal mondo elitario dell’arte, mi porta a lavorare con soddisfazioni sempre nuove. Crescita, rinnovamento ed evoluzione, credo siano fondamentali per un’artista, affinché riesca a creare in modo pieno e convincente; o almeno lo è per me.
Dall’alto: AIR AND WEIGHT, 2021. Legno di recupero, gesso, pigmento bianco, terra naturale, fuliggine e minerale raccolto sulla Costa d’Argento, 50×100 cm. Foto © Nicola Cariati. COESISTENZE, 2020. Installazione ambientale, 2 strutture in legno telato di 150x256x25 cm e 80x26x25 cm, terra naturale raccolta nel Gargano, polvere di minerali e di alabastro di Volterra e piante della famiglia delle Oleaceae. Per entrambe courtesy dell’artista.
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