Il Tamburo dello Sciamano | Joseph Beuys

 

a cura di Antonio d’Avossa

dal 19 giugno al 29 agosto 2021

Associazione Culturale Flangini | Casa Mantegna, Mantova

Il programma espositivo di Casa del Mantegna a Mantova riparte con la mostra “Joseph Beuys. Il Tamburo dello Sciamano”. L’evento commemora il centenario della nascita di Joseph Beuys, che ha segnato la storia dell’arte contemporanea con la sua idea di “arte ampliata”, interpretata in senso antropologico. Dal 19 giugno al 29 agosto (inaugurazione 18 giugno, ore 18.00) la mostra celebra l’anniversario con opere, materiale documentario, video e iniziative che rendono omaggio all’attualità del pensiero di Beuys circa il ruolo dell’artista, l’impegno ambientale, il rapporto tra arte e scienza. Promossa dall’Associazione Culturale Flangini in collaborazione con la Provincia di Mantova, è curata dal prof. Antonio d’Avossa, critico d’arte e docente emerito all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, studioso dell’opera e del pensiero del Maestro tedesco e curatore di numerose esposizioni in Europa e in America.

Joseph Beuys, artista tedesco (Krefeld 1921 – Düsseldorf 1986), grande protagonista della sperimentazione artistica concettuale del dopoguerra, notissimo in Europa e negli USA dal 1974, ha lavorato ed esposto con notevole intensità in Italia. Legato in un primo tempo a Fluxus, gruppo che intendeva ricreare il senso dell’arte in relazione alla vita, è sempre stato molto attivo nel proporre temi ecologici. «La difesa della natura di Beuys va letta non soltanto nel senso ecologico, ma principalmente nell’aspetto antropologico: difesa dell’uomo, della creatività, dei valori umani» (A. d’Avossa).

Oltre 100 esemplari di multipli e opere uniche, provenienti da collezioni private e pubbliche, dimostrano un uso strategico di questo “arsenale” creativo e pacifico come arma di propaganda di un pensiero divenuto oggetto di svariate interpretazioni. Circa 150 documenti rari guidano il visitatore lungo il percorso della Casa del Mantegna: i manifesti firmati dal Maestro tedesco, le cartoline e le fotografie presentano in mostra il suo messaggio. I multipli e i documenti sono accompagnati da una serie di video realizzati tra il 1964 e il 1986, che testimoniano le famose “azioni” durante le quali l’artista coinvolgeva il pubblico con discussioni su temi sociali, dando vita a un nuovo concetto di scultura: la “scultura sociale”. La mostra offre l’opportunità straordinaria di vedere una selezione di rari filmati, dodici tra silenziosi o sonori, di “azioni” e discussioni dell’artista, collocati in quattro differenti postazioni lungo il percorso espositivo. In questo modo essi «rendono visibile l’invisibilità delle sue parole» (A. d’Avossa). Di particolare interesse la ricostruzione simbolica dell’incidente dell’aereo Stuka J-87 avvenuto in Crimea nel febbraio 1943. Vi fu coinvolto l’artista, successivamente salvato da nomadi tartari, i quali praticarono una medicina sciamanica “di ricostruzione”, gli ricoprirono il corpo di grasso animale e lo avvolsero nel feltro. Da questa esperienza strettamente legata alla natura – ritenuta da alcuni una leggenda – nasce la sua idea di arte come esperienza salvifica del mondo malato e l’uso del feltro e del grasso come materiali ricorrenti nelle sue “azioni”, installazioni e opere. Parte integrante del progetto è la realizzazione di percorsi didattici, con “immersione” nella natura, organizzati dalla Cooperativa Alkémica sui temi dell’ambiente, dell’inquinamento e del rapporto tra uomo e natura (prenotazione al numero 333 5669382). Nel corso della mostra (in data da stabilirsi in relazione alle disposizioni DPCM), verrà piantumata una giovane quercia nel giardino di Casa Mantegna a ricordo delle 7000 querce che l’artista piantumò a partire dal 1982 a Kassel durante la Documenta 7. La mostra è occasione per una riflessione sul percorso artistico e biografico di questo rivoluzionario artista del ‘900. Saranno pertanto organizzati incontri e confronti sulla concezione dell’arte beuysiana e del suo rapporto con società, scienza e cultura. Infine un simposio, a cui interverranno studiosi e testimoni internazionali, con introduzione e presentazione del curatore Antonio d’Avossa. Nei weekend saranno possibili visite guidate per gruppi, previa prenotazione e nel rispetto delle norme di sicurezza.

Joseph Beuys (Krefeld 1921 – Düsseldorf 1986) è stato un pittore, scultore e artista tedesco. È universalmente celebrato come uno degli artisti europei più importanti e rivoluzionari del secolo scorso. Dalle prime esibizioni dove ha esplorato il ruolo dell’artista come sciamano, Beuys ha impegnato il suo pubblico in modo provocatorio, senza precedenti, invitando l’arte ad essere genuinamente umana e utile per un cambiamento rivoluzionario che poteva attuarsi per mezzo di una “scultura sociale”, come la descrisse. In un progetto creativo che ha sfumato i confini tra arte e vita, Beuys ha creato oggetti, azioni, installazioni, sculture e disegni che sfidano le nostre nozioni tradizionali ed estetiche di arte e creatività. La natura profondamente sperimentale del suo lavoro ha permesso all’artista di essere considerato come uno dei padri fondatori dell’avanguardia tedesca ed europea; fu un rinomato insegnante presso l’Accademia di Düsseldorf e la sua influenza continua a risuonare ancora oggi con una nuova generazione di artisti europei ed americani. Il suo lavoro presente in numerose e prestigiose collezioni è stato esposto presso: Guggeneheim Museum New York Museum of Contemporary Art Chicago , Walker Art Center, Minneapolis, Hamburger Bahnhof, Berlino, Centre Pompidou – Musée National d´Art Moderne, Parigi, Museo d’arte moderna e contemporanea, Bolzano, National Museum of Contemporary Art Korea, Seul, Kunsthalle Fridericianum, Kassel, Deutsche Guggenheim, Berlino, Museum of Contemporary Art Sydney, Sydney, MoMA – Museum of Modern Art, New York, Singapore Art Museum, Singapore, MUMOK Museum Moderner Kunst, Vienna, Museu d´Art Contemporani de Barcelona – MACBA, Barcellona, S.M.A.K. – Stedelijk Museum voor Actuele Kunst, Gent, Peggy Guggenheim Collection, Venezia, National Museum of Contemporary Art – EMST, Atene, MARTa Herford, Herford, Museo d’arte contemporanea Castello di Rivoli, Torino, Museum of Contemporary Art Belgrade, Belgrado, Stedelijk Museum, Amsterdam, National Museum of Contemporary Art (MNAC), Bucarest, Tate Modern, Londra.

La data di nascita della casa di Mantegna, una dimora quale nessun altro artista a lui contemporaneo poteva permettersi di realizzare, risale al 18 ottobre 1476. Il terreno su cui edificarla, donatogli da Ludovico Gonzaga, costituiva forse il premio per il compimento degli affreschi della Camera degli Sposi. Su quel terreno Mantegna innalzò un palazzo di due piani, concepito su una pianta quasi quadrata, nel cui centro si iscrive il cortile circolare. La sua cultura antiquaria, e probabilmente qualche colloquio con Alberti, lo indussero a realizzare, nel linguaggio dell’umanesimo architettonico, un edificio residenziale in cui – evidente richiamo alla domus romana – l’atrium diviene un cortile attorno al quale si dispongono gli ambienti adiacenti. All’esterno, le facciate, originariamente dipinte, sono prive di ordini; questi compaiono invece nel cortile, in una introversione adattata alle altezze ridotte in uso nell’edilizia privata settentrionale. La casa non è solo un raro esemplare di edificio quattrocentesco: essa interpreta anche il desiderio di realizzare un meccanismo di autorappresentazione e di autolegittimazione, che rimanda ad un artista aggiornato sui precetti esposti da Alberti nel De pictura, padrone della geometria e della prospettiva, attento alla poesia e alla letteratura, un artista che si pone come antiquarius e cortegiano. In questa direzione si comprende bene anche la scritta ab Olympo, posta su uno degli architravi di un portale del cortile: è un’attestazione di fierezza in cui riecheggia soprattutto la memoria dell’antica bottega di Fidia ad Olimpia, sulle cui pietre il fulmine di Zeus aveva inciso il riconoscimento della grandezza. Per Mantegna la casa diventa dunque rappresentativa contemporaneamente della fama, dello status, e del dono divino dell’ingegno: autoritratto dell’uomo e dell’artista, fu da lui stesso destinata ad entrare nel numero delle opere che contribuiscono a tramandarne lo straordinario magistero.

 

Per info:

Associazione Flangini

+39 347 4533449

associazione.flangini@gmail.com | www.associazioneflangini.eu.

www.casadelmantegna.it

 

Ufficio stampa:

Francesco Mastrorizzi 

+39 347 1241178 | info@francescomastrorizzi.it

 

Capri Battery 1985, Edizioni Lucio Amelio, Napoli.

 

 

 

 

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