Fondazione La Quadriennale di Roma, partecipata da Ministero della Cultura, Regione Lazio, Roma Capitale, Camera di Commercio di Roma, ha presentato ieri, 18 novembre, le linee guida della prossima Quadriennale d’arte, organizzata in collaborazione con Azienda Speciale Palaexpo e con la main partnership di Intesa Sanpaolo, nel corso di una conferenza stampa cui hanno preso parte: Alessandro Giuli, Ministro della Cultura, Angelo Piero Cappello, Direttore Generale Creatività Contemporanea – Ministero della Cultura, Federico Mollicone, Presidente della VII commissione (Cultura, Scienza e Istruzione), Marco Delogu, Presidente Azienda Speciale Palaexpo, Luca Beatrice, Presidente Fondazione La Quadriennale di Roma, Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo e Direttore Generale Gallerie d’Italia, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Presidente Comitato Fondazioni Arte Contemporanea.
L’incontro si è tenuto alla presenza dei curatori della mostra, selezionati dal Consiglio di Amministrazione della Quadriennale di Roma.
La Quadriennale d’arte è la principale esposizione periodica dedicata all’arte italiana contemporanea. Partner istituzionale della mostra è il Ministero della Cultura, attraverso la Direzione Generale Creatività Contemporanea.
Fantastica è il grande progetto espositivo corale che racconta la scena attuale dell’arte contemporanea italiana post Duemila, scandita in cinque diversi capitoli, esito dei punti di vista offerti dai curatori Luca Massimo Barbero, Francesco Bonami, Emanuela Mazzonis di Pralafera, Francesco Stocchi, Alessandra Troncone.
In controcanto a Fantastica, Fondazione La Quadriennale di Roma presenta un ulteriore progetto espositivo di taglio storico, dedicato alla Quadriennale d’arte del 1935, intitolato I giovani e i maestri. La Quadriennale del ’35, con la curatela di Walter Guadagnini e realizzato in collaborazione con l’Archivio Biblioteca della Quadriennale. La mostra intende raccontare quella che è passata alla storia come la più importante rassegna di arte italiana degli anni Trenta: la II Quadriennale d’arte, tenutasi nel 1935 presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma.
L’allestimento di entrambe le mostre è firmato da Studio BRH+ di Marco Rainò e Barbara Brondi.
Un progetto speciale, a cura di Christian Caliandro, si svilupperà in parallelo alla preparazione della 18a Quadriennale d’arte e sarà dedicato alla percezione dell’arte contemporanea italiana all’estero.
FANTASTICA
Fantastica è l’arte, per la sua capacità di dischiudere nuovi orizzonti, a tutte le latitudini e in tutte le epoche. Fantastica, nella sua valenza di verbo, è un invito a riscoprire oggi la potenza del simbolico e la forza dell’immaginazione. Fantastica vuole essere portatrice di un’atmosfera che descrive un climax di stupore, freschezza, speranza. In questo, l’arte contemporanea è una risorsa, per l’opportunità che offre di aprire sguardi laterali sulle cose, filtri di lettura inusitati, vie d’uscita inattese, anche quando ci spiazza, confonde, come in un invito a smarrirci e ritrovarci. L’arte contemporanea è una necessaria postura per chi l’ha scelta come metodo per dire la propria: gli artisti. I cinque capitoli di cui si compone la mostra, ciascuno nella propria unicità e specificità, concentrano lo sguardo su una selezione di artisti giovani e mid-career. Ai curatori è stato chiesto di lavorare su artisti viventi, affermatisi dopo il Duemila, tendendo a una scelta di circa 50 nomi e dando la priorità ad artisti alla loro prima Quadriennale, con una particolare attenzione alla presenza femminile.
La mostra, nella sua scrittura polifonica impaginata in sezioni distinte, sviluppa impianti narrativi che non evidenziano un’eventuale specificità italiana, ma intersecano temi dibattuti a livello internazionale. La selezione comprende artisti che hanno trascorso periodi più o meno lunghi all’estero, o vi vivono stabilmente, e artisti di origine straniera che hanno scelto di vivere e lavorare in Italia, assecondando la trasformazione dell’idea di ‘italianità’ che le nuove generazioni hanno sentito di poter condividere e abitare.
I filoni di indagine sviluppati dalle singole sezioni della mostra riguardano i meccanismi dell’autorappresentazione, la scelta dell’esperienza o della forma da cui farci rappresentare; la figura dell’artista, l’importanza che possa affermare e mantenere una propria identità solida; la rivendicazione di autonomia dell’artista, anche nel relazionarsi con la committenza di istituzioni; lo stato delle immagini, mai così pervasive ma forse mai così irrilevanti in sé se non approvate e condivise; il racconto del corpo ─ umano, animale, meccanico – in una incompiutezza che rivela potenzialità e apertura a nuovi ulteriori sviluppi.
LE CINQUE SEZIONI ATTRAVERSO LE PAROLE DEI CURATORI
La mia immagine è ciò da cui mi faccio rappresentare: l’autoritratto
Il cibo, i gatti, la palestra, me stesso, i viaggi e vari ammennicoli
A cura di Luca Massimo Barbero
«L’autoritratto rimane un tema indelebile nella contemporaneità, coinvolgendo non solo la produzione del sé, ma infrangendo lo specchio: i generi e i ruoli si frantumano e la fluidità dell’io diventa, pure, un riferimento a essere presenti come individualità che dialogano tramite “sé relazionali”. I ruoli si scambiano, si fondono in forme inclusive e fluide: l’artista è curatore e viceversa, ma anche storico, archivista, musicista, permeando ogni fonte e ricavandone, in fondo, autoritratti. La tecnologia, termine ormai desueto, ne ha amplificato distribuzione, valenza e flusso quantitativo.
La mia selezione per la 18a Quadriennale d’arte, per paradosso, non presenta, se non in qualche caso, il tema dell’autoritratto nello specifico, ma affronta l’amplificazione e lo scorrere di quel riferimento, dell’idea pura di “farsi rappresentare” da un’immagine, talvolta nel corpo di un’opera. È una sorta di lite tra il visibile tecnologico, incorporeo, e la nozione, perversamente utilizzata, di originale. L’opera è, quindi, in questa sede e nel suo corpo non tecnologico, come un pasto possibile, visivo, propedeutico a racconti sincopati che vogliono raccontare qualcosa ma, di fatto, rimandano a un’altra, ovvero l’“essere un autore”.
Immagino due momenti, il più possibile distinti, uno più legato all’uso delle parole, quasi didascalico, da cui ci facciamo rappresentare: l’autoritratto, ma anche il cibo, gli animali, la pittura e la scrittura. Addirittura, citando i social-media, il termine più ampio di paesaggio; l’altro, dove non rimane che il corpo dell’opera silenzioso, il meno narrativo, l’interrogarsi del visitatore di fronte a uno spazio dove l’immagine dell’io sprofonda (o rimbalza) nell’opera».
Memoria piena. Una stanza solo per sé
A cura di Francesco Bonami
«La nostra memoria è piena, pienissima quella di un curatore di quasi settant’anni. Partendo da questa constatazione ho voluto immaginare non una mostra ma tante piccole mostre dentro una mostra che, a sua volta, sta dentro una grande manifestazione come la Quadriennale d’arte.
Così, non ho voluto pensare a un tema che unificasse gli artisti da me selezionati, se non quello della propria indipendenza e autonomia, ciascuno “una stanza solo per sé”, appunto.
Al pubblico il piacere e il compito, non l’obbligo, di trovare connessioni, reali o immaginarie fra i diversi artisti, o magari non trovarne alcuna, confermando l’autonomia o l’insularità di ognuno.
Ho scelto artisti con cui non ho mai lavorato prima, che non avessero mai partecipato alla Quadriennale d’arte e che fossero under 50.»
Il tempo delle immagini. Immagini fuori controllo?
A cura di Emanuela Mazzonis di Pralafera
«La sezione che curo per la 18a Quadriennale d’arte è un focus sull’evoluzione e sul ruolo della fotografia in Italia dal 2000 al 2025. Artisti di generazioni differenti che dimostrano quanto sia versatile il mezzo fotografico e indagano quale sia il valore delle frastornanti immagini che ci assalgono quotidianamente, quali responsabilità rivestono nei nostri confronti e quali implicazioni assumono sulla percezione del mondo. Il lavoro dei fotografi invitati sottolinea come non si parli più di rappresentazione ma piuttosto di rivelazione. Il loro atto è spogliare la fotografia della sua veste descrittiva per riscoprire e rivelare il suo significato più vero, nascosto al nostro sguardo.
La fotografia non è più mera riproduzione del reale, diventa uno stimolo concettuale e visivo per ragionare sullo statuto, la fragilità e la manipolazione dell’immagine e quindi sul suo valore intrinseco, sul tema dell’osservazione quale pretesto per una più ampia riflessione sulla natura del medium fotografico affinché si creino nuove chiavi di lettura e narrative sociali.
In un’epoca in cui sembrano avere più rilevanza la condivisione e l’approvazione delle immagini piuttosto che le immagini stesse, sembra necessario ristabilire un rapporto veritiero con la realtà e pertanto con le immagini.
La mostra vuole analizzare ed evidenziare il potere che la fotografia ancora possiede, la cui peculiarità non risiede nel riprodurre i soggetti, o tanto meno nel rendere condivisibile quei soggetti, ma nel poterli trasformare, stimolando il nostro sguardo a reimparare a osservare, a rendere visibile l’invisibile.
Le immagini del nuovo millennio sono sempre meno qualcosa da guardare e sempre più qualcosa da vivere e condividere come gesto ‘social’. La mostra vuole dunque essere una pausa dal flusso incontrollabile delle immagini che ci “attaccano” quotidianamente, una riflessione sul loro contenuto, sul loro rapporto con il mondo circostante e con la nostra percezione del reale.
Immagini fotografiche, post fotografiche, filtrate, algoritmiche, sintetiche, non umane, cameraless: sono immagini fuori controllo o abbiamo ancora la capacità di contenerle, ridurne il consumo, immagazzinarle, farle nostre e reimparare a leggerne l’identità nel silenzio della loro essenza?».
Quadriennale 2025
A cura di Francesco Stocchi
«Una mostra senza titolo, ostentatamente privata della tematica che identifica le esposizioni di gruppo delle ultime due generazioni. In un momento di riflessione generale sulla forma e responsabilità che devono assumere le istituzioni culturali, invitati a riflettere sull’arte italiana del primo quarto di secolo, emerge la priorità di rivedere i paradigmi sviluppatisi negli ultimi decenni con la proposta di una mostra dal carattere tautologico, il cui senso, o obiettivo, è la realizzazione della mostra stessa.
Un progetto che vuole celebrare l’autonomia della figura dell’artista per riflettersi in un’autarchia procedurale. Una mostra che si avvale unicamente di artisti non solamente nella sua offerta semiotica ma anche nella sua più concreta realizzazione. Alcuni degli artisti partecipanti saranno quindi invitati a occuparsi dell’allestimento, altri delle luci, altri ancora della comunicazione eccetera, senza l’ausilio di tecnici specializzati.
In un panorama privo da due generazioni di correnti artistiche, a vantaggio di palcoscenici individuali, e ricco di specializzazioni dell’industria a sostegno della produzione artistica, si presentano due scenari: da un lato, in nome del rinato desiderio di inserire l’arte nel mondo concreto, si acclama la non-specificità invitando artisti a misurarsi in campi fuori dalle loro competenze specifiche (firmare abiti, proporre menù culinari, ideare playlist, suggerire libri o mete per le vacanze); dall’altro, assistiamo a una crescente iper-specializzazione e rigida settorializzazione della produzione di mostre. La lista di ciò che non si può fare in un museo cresce continuamente e spesso l’artista deve rimettersi a decisioni istituzionali non più sindacabili. In questo clima la figura dell’artista si relativizza a vantaggio di professionisti quali grafici, pubblicitari, invitati a esporre alla stregua degli artisti. Presto saremo tutti artisti, quindi nessuno sarà più artista.
Questa mostra desidera celebrare l’autonomia totale dell’artista. Una lettura ampliata e aggiornata del concetto di “bel composto”, espressione che Filippo Baldinucci conia nel 1682 quando parla della capacità dell’artista di fondere pittura, scultura e architettura».
Il corpo incompiuto
A cura di Alessandra Troncone
«La mostra propone un focus sul lavoro di artiste e artisti che, mettendo al centro il corpo – umano, animale, meccanico – suggeriscono nuove forme di rappresentazione e di racconto, chiamando in causa storie e relazioni sociali che passano attraverso il corpo stesso, ma anche alludendo a fenomeni di ibridazione che guardano a possibili scenari futuri.
Se da sempre il corpo umano è incline a modificarsi e a “completarsi” nel rapporto con l’altro da sé, negli ultimi decenni tale tendenza è andata sempre più configurandosi in parallelo a evidenti cambiamenti sociali e ambientali. Recenti scoperte in ambito archeologico e paleontologico hanno messo in luce come il concetto stesso di evoluzione non risponda a un principio lineare, mentre l’idea di un corpo fluido e modificabile è ormai oggetto privilegiato delle teorie del postumanesimo e del transumanesimo, che inquadrano il fenomeno a livello filosofico cercando di delineare un’antropologia del futuro.
La sezione riunisce artiste e artisti nati tra gli anni Ottanta e Novanta ─ tutti alla loro prima partecipazione alla Ǫuadriennale d’arte ─ che, con diversi linguaggi e mezzi espressivi, lavorano su un’idea di “incompiutezza” del corpo, intesa non come fallimento o mancanza, ma, al contrario, come potenzialità e apertura a nuovi sviluppi possibili, in dialogo con le urgenze più attuali.
Obiettivo di questa proposta non è quello di evidenziare un’eventuale specificità italiana ma, al contrario, rilevare i possibili punti di tangenza con grandi temi dibattuti a livello internazionale. Rientrano dunque nella selezione artisti che hanno trascorso periodi più o meno lunghi all’estero, o vi vivono stabilmente.»
LA MOSTRA I GIOVANI E I MAESTRI. LA QUADRIENNALE DEL ’35
Passata alla storia dell’arte come la più importante mostra di arte italiana degli anni Trenta, la II Quadriennale del 1935 riunì al Palazzo delle Esposizioni di Roma centinaia di pittori e scultori di diverse generazioni, presentando il meglio della produzione artistica del tempo. Definita la “Quadriennale dei giovani”, ma anche la “Quadriennale dei grandi maestri”, presenti in gran numero e con opere centrali nella loro produzione, in molti casi realizzate appositamente per quell’occasione. E con riscontro di pubblico unico, superando i 350.000 visitatori.
Da qui l’idea di realizzare a novant’anni di distanza, in occasione delle 18a edizione della Quadriennale d’arte, una importante rievocazione di quell’esperienza, allestita al secondo piano della sede in via Nazionale.
I giovani e i maestri. La Quadriennale del ’35, curata da Walter Guadagnini e realizzata in collaborazione con l’Archivio Biblioteca della Quadriennale, offre un contraltare storico a Fantastica che si concentra sulla scena attuale dell’arte italiana post Duemila.
Il percorso espositivo include un corpus di opere presentate nella mostra del ’35, selezionate seguendo alcuni criteri per restituire il profilo di quello storico avvenimento.
Si è partiti dall’individuare gli artisti cui fu dedicata una sala personale o con significativi gruppi di opere. Successivamente, sono stati rintracciati gli autori premiati nel corso dell’esposizione, essendo la prassi del premio una prassi importante della manifestazione.
Attraverso questo processo di selezione, la mostra permette di vedere ─ seppure per exempla ─ quali fossero gli autori considerati più rilevanti e celebrati in quel momento storico, testimoniando la loro centralità nella definizione del clima complessivo dell’arte italiana negli anni Trenta. Scipione, Giorgio de Chirico, Gino Severini, Marino Marini, Mario Mafai, Antonio Donghi, Arturo Martini, Corrado Cagli, Carlo Carrà sono solo alcuni dei grandi artisti che hanno partecipato alla rassegna del 1935.
Un secondo criterio di selezione è stato quello di “vedere” la Quadriennale del 1935 con gli occhi di oggi, facendo emergere, e quindi scegliendo di esporre, alcune opere di artisti che, pur essendo presenti con una o poche opere, riscossero grande risonanza, al tempo come adesso, per la suggestione, l’eccentricità, la grazia della loro arte, come Mario Broglio, Osvaldo Licini, Leonor Fini, Regina, Cagnaccio di San Pietro, Carlo Levi.
Il risultato di tale ricerca dà vita a una mostra che, attraverso alcuni dei capolavori dei pittori e degli scultori più importanti del periodo, restituisce al pubblico odierno uno spaccato della cultura artistica italiana alla metà degli anni Trenta, dai retaggi della stagione delle avanguardie e del “Novecento” alle tendenze dominanti del momento, tra Scuola Romana, tonalismo, primordio, Secondo Futurismo, astrattismo. Sono state, così, individuate anche opere che tornano a essere visibili al pubblico dopo decenni.
L’OFFERTA EDITORIALE
Entrambe le mostre saranno accompagnate da un catalogo bilingue (italiano-inglese) edito da Marsilio Arte, con saggi dei curatori, schede sugli artisti e sulle opere in mostra e testi critici di autori afferenti anche a discipline liminali con l’arte. Tra i supporti editoriali, ci sarà anche una guida breve unica per le due mostre, sempre per i tipi di Marsilio.
L’IDENTITÀ VISIVA
Porta le firme di Leonardo Sonnoli e Irene Bacchi l’identità visiva di Fantastica 18a Quadriennale d’arte e dei suoi eventi satellite. Il progetto di Studio Sonnoli affonda le radici negli alfabeti fantastici del manuale tipografico “Champ fleury” (1529) di Geoffroy Tory – che viaggiò in Italia più volte, di certo fu a Roma dove studiò le lettere romane – e trae linfa dall’immaginario del Surfanta, un gruppo attivo a Torino sessant’anni fa tra inconscio e surreale, per dare vita alla parola-titolo con un segno fortemente suggestivo. Il titolo Fantastica sembra sottrarsi visivamente, ma il suo significato, che inneggia proprio alla forza del simbolico, viene così rilasciato con ancora maggiore efficacia espressiva. Un segno che è una iniziale, un simbolo, una firma, allusivo anche di possibili forme. Si compie una rivoluzione nella storia visiva delle Quadriennali d’arte: un’altra lettera, che non è soltanto una lettera, prende sotto le sue ali la celebre Q.
IL ROAD SHOW
La 18a Quadriennale d’arte sarà protagonista nei prossimi mesi di un tour di presentazione che toccherà alcune delle principali istituzioni culturali italiane: un vero e proprio road show che avrà inizio giovedì 16 gennaio alle 18.00 alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Torino e che successivamente toccherà Venezia, ospiti a Cà Giustinian de La Biennale di Venezia; Milano, alla Pinacoteca di Brera; Firenze, a Palazzo Strozzi; Napoli, alle Gallerie d’Italia, grazie alla disponibilità di Intesa Sanpaolo, main partner dell’esposizione; Genova, nella sede di Palazzo Ducale; Brescia, presso la Fondazione Brescia Musei.
Ogni episodio del road show è pensato come un’occasione di dialogo aperto al pubblico, in forma di conversazione tra Luca Beatrice, uno o più dei curatori della 18a Quadriennale e l’istituzione ospite, con la conduzione del giornalista e divulgatore d’arte Nicolas Ballario, chiamato a guidare il tour della Quadriennale in un crescendo partecipativo attraverso l’Italia.
PROGETTO SPECIALE: NOI NEL MONDO. Indagine sulla percezione all’estero dell’arte italiana contemporanea
In occasione della Quadriennale d’arte 2025, Fondazione La Quadriennale di Roma presenta un progetto speciale dal titolo Noi nel mondo. Indagine sulla percezione all’estero dell’arte italiana contemporanea, curato da Christian Caliandro, con il sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea – Ministero della Cultura.
Il progetto è dedicato all’esplorazione dell’impatto che l’arte italiana esercita sulla scena internazionale, misurando quanto la produzione e gli autori nazionali siano conosciuti e riconoscibili all’estero.
Noi nel mondo è un’indagine che si sviluppa parallelamente alla preparazione della mostra, alimentando un dibattito che accompagna il pubblico sino alla sua inaugurazione. Concretamente, il progetto si traduce nella pubblicazione di un report bilingue, italiano e inglese, che restituisce un insieme di punti di vista, contributi molteplici, fattori e dati utili a inquadrare il tema.
Il report, che sarà pubblicato nell’autunno 2025, raccoglie anche gli esiti di un percorso di approfondimento multiforme e si articola in diversi strumenti di comprensione. L’indagine include infatti una serie di videointerviste a operatori del sistema dell’arte nazionale e internazionale, come critici, curatori, artisti, galleristi, collezionisti, giornalisti. Accanto ai video, è in produzione un podcast dedicato ai temi affrontati dall’indagine e una campagna di trasmissione via social dei contenuti raccolti. Infine, l’intero progetto sarà oggetto di due momenti di presentazione pubblica presso due sedi internazionali. Complessivamente, l’inchiesta è volta a tratteggiare uno scenario in costante evoluzione, contribuendo, se possibile, a questa stessa mutazione.
Ufficio comunicazione e relazioni esterne
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Ufficio stampa 18a Quadriennale d’arte
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Federica Farci | federica@paolamanfredi.com | +39 342 051 5787
Dall’alto: l’identità visiva ideata dallo Studio Sonnoli; un momento della conferenza stampa tenutasi al MInistero della Cultura lunedì 18 novembre 2024.