di Loredana Barillaro |
Il 6 dicembre scorso, a Reggio Emilia – fino al 2 marzo 2025 – preso avvio nelle splendide sale di Palazzo da Mosto la personale dell’artista Davide Benati, dal titolo “Encantadas” prodotta e organizzata dalla Fondazione Palazzo Magnani per la curatela di Walter Guadagnini a cui – in occasione della preview – ho avuto modo di porre alcune brevi domande.
Mi dica, che cosa ha significato lavorare con Davide Benati all’organizzazione di questa mostra?
Walter Guadagnini/ Davide Benati è un amico e un pittore che stimo moltissimo, quindi lavorare con lui è un divertimento e soprattutto un grande piacere. Lavorare a questa mostra ha significato rivedere tutto il suo lavoro – un lavoro che ha preso avvio negli anni Ottanta e che giunge sino ad oggi – per cercare di trovarne e distillarne l’essenza. Se ci siamo riusciti lo decreterà il pubblico della mostra, ma l’idea era proprio questa, distillare una storia, una storia lunga e prestigiosa – quella di Benati – attraverso un notevole numero di opere.
Da dove è partito dunque Davide Benati e dove si trova adesso?
WG/ Come accennato, egli parte dalla generazione pittorica degli anni Ottanta, da una generazione che cercava di nuovo l’immagine, che desiderava ancora un certo tipo di pittura; Benati lo ha fatto quasi togliendo spessore alla pittura stessa, utilizzando l’acquerello, usando la carta nepalese, giocando quindi più sulle assenze che sulle presenze, per poi far assumere alla pittura sempre più corpo. Lo si vede bene in questa mostra, si vedono bene i gesti, i colori straordinari che usa e che rappresentano al meglio ciò che vuole essere il suo lavoro, un ponte tra la cultura orientale e quella occidentale, un incontro che ha sempre cercato e che ricerca ancora oggi, seppure in forme diverse.
Possiamo definire quindi questa mostra una delle tappe importanti del percorso dell’artista.
WG/ Sì, penso che questa sia una mostra rilevante, una mostra che segna un punto, d’altra parte Benati è un autore che non espone tantissimo, è volutamente appartato, quindi quando si mostra al pubblico lo fa in occasioni importanti.. Naturalmente c’è anche un aspetto biografico, Reggio Emilia è la sua città natale e questa è una mostra che cade a vent’anni dall’ultima esposizione a Palazzo Magnani, emerge quindi anche un aspetto affettivo che, a mio parere, si ravvisa anche nelle sue opere. Se da un lato c’è sempre una forte seppur velata razionalità, capacità di costruire lo spazio del quadro, dall’altro c’è un grande afflato emotivo ravvisabile nei i colori e nei gesti. Ecco, questo è un aspetto che si trova in tutte le opere presenti in mostra e in tutta la storia di Davide Benati.
Per entrambe: veduta della mostra. Courtesy Fondazione Palazzo Magnani.
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