ALEX URSO
| a cura di Pasquale De Sensi
NON SI GUARDA, SI ENTRA NELL’OPERA DI ALEX URSO
di Solidea Ruggiero
Avvertire l’esigenza continua di percorrere linguaggi differenti, con la consapevolezza che la distanza da essi racchiuda una credibilità artistica proprio nella sua totalità, come se ogni salto tecnico fosse legato all’altro. Vertere il senso e piegare l’interno a evoluzioni interpretative. L’avvertimento che quello a cui si assiste non può essere vissuto solo frontalmente, ma esige un movimento attorno ad esso, pretende attenzione da tutti i lati. Non si guarda, non basta osservare, si entra nell’opera di Urso.
La sceneggiatura principale che è l’alcova del contenuto, si esprime attraverso una scenografia tappezzata da oggetti che gli altri chiamano “scarto” e che Alex recupera, pulisce, rianima, costruendo nuove dinamiche di suggestione che invitano a sottotesti disarmanti, surreali, dissacranti, rifiniti con una minuzia ai limiti della più patologica precisione. Tutta l’opera di Urso è la messa in scena di un’indagine cucita con un lirismo altissimo che ricolloca ogni volta i personaggi in una nuova autonomia. L’artista, che è la somma di una formazione filosofico-letteraria e artistica complessa e necessaria alle sue evoluzioni, si è appropriato di tutte le tecniche che si distanziano dalla iniziale e pura pittura, la quale, come dice lo stesso: “mi blocca, mi circoscrive, mi obbliga ad un limite, ad uno spazio, un formato. La tela mi respinge. Gli oggetti mi chiamano”. Ed è proprio nell’assemblaggio, nel collage, nella ricerca spasmodica di materiali poveri, arrugginiti e abbandonati semplicemente perché hanno esaurito il loro utilizzo iniziale, che Alex monta, mescola, piega e scolpisce visioni che fanno da ponte tra la quotidianità e il suo intimo e familiare, tra il personale e il pensiero universale.
BORN TO FLY AWAY, 2014. 26x26x24 cm. Courtesy dell’artista.
(a pagina 9 del n. 12 di SMALL ZINE)
© 2014 BOX ART & CO.