RIGORE E LIBERTÀ FRA ARTE ED EMOZIONE | Antonio Facco

di Loredana Barillaro |

Antonio, quanto conta per te la contaminazione fra le discipline? Quanta arte c’è in quello che fai?

Antonio Facco/ La contaminazione credo appartenga a tutti noi e ritengo sia strettamente necessaria ai fini dei processi creativi e vitali. La nostra persona si forma attraverso delle esperienze che altro non sono che contaminazioni. La contaminazione nel processo creativo per me è necessaria. È come se fosse una parola che descrive il movimento delle particelle da cui nasce tutto. Caos e definizione, in un ciclo continuo. Da un punto di vista meno macroscopico ripeto spesso che oggi non si possa più intendere la progettazione come in precedenza e nello specifico, se si pensa alla progettazione di un oggetto esso andrà a vivere in un sistema multidisciplinare e complesso. Più semplicemente la tecnologia e la comunicazione hanno cancellato i vecchi confini economici e funzionali e per questo i “beni” (e i “mali”) che progettiamo dovranno essere disegnati tenendo bene a mente il significato di contaminazione, sin dal principio. L’arte è il motivo per cui ho deciso di fare quello che faccio. Quando poi si lavora in un mercato, subentra sempre il tipico paradosso di chi ha a che fare con la creatività. Sicuramente quando sono da solo e sono nel pieno “delle mie contaminazioni” ovvero quando il mio subconscio mi regala quell’energia per saltare da un punto di vista all’altro, mi sento bene e ho la sensazione di riuscire a visualizzare il caos. Così lì avverto un rapporto d’amore con l’arte e con l’emozione.

Progetto: cosa si innesca da questa parola? Che cosa ti infonde?

AF/ Per la società in cui vivo, io sono un designer, e dunque un progettista. Amo follemente quello che faccio e non posso pensare di farne a meno. Quando ho iniziato ad applicarmi al design come disciplina ho riscoperto degli automatismi che mi appartenevano quando ero bambino. L’estetica è una questione importante quanto la funzionalità ma per tutelare un’autenticità bisogna accettare l’ironia senza prendersi troppo sul serio.  Fare design ti da l’opportunità di preservare una purezza che appartiene ai bambini, e dunque operare senza pregiudizi. Oggi questa parola paradossalmente a volte mi angoscia. Progetto significa anche ordine e disciplina.  La progettazione mi obbliga a ordinare e sintetizzare processi mentali e a volte implica fatica e sofferenza. Al tempo stesso, forse con un po’ di masochismo, sorrido pensando che il significato di progetto sia “Sfida”. In conclusione progetto significa mettersi in discussione.

Che risposte dai ai “bisogni” e alle domande che ti giungono dallo spazio, fisico e concettuale, in cui ti muovi?

AF/ Per me è fondamentale mettere il punto di vista umano al centro. È centrale la fisicità, la sensorialità e la psiche. Le risposte che un progetto può accompagnare possono essere molteplici e a volte molto diverse tra loro. Certamente ci sforziamo di risolvere costantemente dei “nuovi bisogni” ma a volte un buon progetto può semplicemente offrire uno spunto di riflessione che provoca un cambiamento nel fruitore.

Come riesci a far incrociare il “rigore” della progettazione con la libertà e la fantasia così necessarie in un lavoro creativo quale è quello del designer?

AF/ Il rapporto tra rigore e libertà è la miscela della sfida della progettazione. Rigore e libertà sono antagonisti ed è compito del progettista farli andare d’accordo. La semplicità è la complessità massima di un progetto e sono convinto che un buon progetto si possa definire tale quando questo antagonismo alla fine non viene percepito. Fare incontrare e unire rigore e libertà è proprio del lavoro del designer e rappresenta la vera sfida di questa disciplina. Chiaramente il rapporto di armonia tra questi due attori così importanti non sarà mai perfetto al 100%. Ci sarà sempre una tendenza a seconda del progetto in questione. La vera sfida di questo lavoro per me è l’ambizione di un’unione totale fra i due. Non sapendo se possa essere veramente possibile continuo a indagare cercando di provare a ottenere questa risposta.

Antonio Facco è Owner di Antonio Facco Design Studio di Milano.

Dall’alto: un ritratto di Antonio Facco. UN.REAL PERSPECTIVES, Cappellini, Salone del Mobile 2017. Per entrambe courtesy Antonio Facco.

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