LO STATO INCERTO DELLE COSE
Cristina Treppo – Carlo Sala
Un lieve senso di sospensione pervade le opere di Cristina Treppo. Gli oggetti quotidiani che vi compaiono hanno perso ogni connotazione funzionale e divengono tasselli per porre una riflessione sul tempo e sulla memoria. La cera incastona tra loro elementi dissimili che riverberano un sentire privato, appena sussurrato. In questo gioco di forme scorrono momenti emotivi fatti di accoglienza e delicatezza ma anche di dolore e imposizione.
Carlo Sala/ Il tempo è uno dei punti di riflessione fondamentali per la tua ricerca. Talvolta ne evidenzi gli effetti e la sua portata, in altri casi sembra tu voglia fermarne l’incedere.
Cristina Treppo/ Il tema del tempo è pretesto, metafora. Quello che visivamente appare come bloccato, raggelato, non allude ad uno spazio temporale, ad una storia, ma ad un modo di essere, di stare. È un cortocircuito emotivo. Il succedersi degli eventi travolge e modifica, eppure restiamo sempre negli stessi modelli che implicano l’avvicendarsi di situazioni simili, perché le dinamiche innescate sono sempre le stesse. Il cambiamento spesso è illusorio, si muove in superficie. Non parlo dell’attimo che precede o segue un atto qualsiasi, ma di un sentimento interminabile di attesa, che in sé contiene la dimensione del possibile.
CS/ In alcune opere troviamo forme eleganti ed attraenti che celano un discorso sul lutto e sul distacco. Non c’è mai un’ostentazione di queste tematiche, semmai sono dipanate in termini intimisti.
CT/ Ho letto di recente una recensione sulla grande mostra di Alexander McQueen al Metropolitan di New York, dove si notava, grazie ad uno sguardo complessivo su un lavoro di anni, come tutta la sua produzione fosse pervasa dall’istinto di morte, dal tema della vanitas. È qualcosa che uno si porta dentro, da sempre. Si traduce in un determinato gusto estetico, in un interesse per certi materiali, in forme aperte in dissoluzione. Nel mio caso nel procedimento che mi porta a fare e disfare continuamente. Fatico a pensare a qualcosa che sia eterno, anche se vorrei rendere cristallino il ricordo delle persone che abbiamo amato e non ci sono più.
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COSTRUZIONE, 2011. Tavolini, appliques, legno, 69x70x95 cm. Courtesy Galleria Michela Rizzo, Venezia.
p.6 SMALL ZINE n. 1, Gennaio_Febbraio_Marzo 2012
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