VIE DI FUGA
Pino Scaglione
La mia formazione artistica – mi si perdoni il termine, io non sono un artista, ma ho amato e amo l’arte – inizia molto presto.
Da bambino ero attratto dai disegni, dalle figure sui libri, dai dipinti. Il mio primo approccio con l’arte è stata una bellissima enciclopedia Garzanti, in cui ho scoperto altri mondi e universi creativi, tra pittura, scultura e architettura. Intorno ai nove anni mia nonna mi regalò i volumi di una collana dedicata ai grandi artisti, mi colpirono la forza di Michelangelo, la bellezza suadente e sofisticata di Raffaello, le lance e i cavalieri di Paolo Uccello. Mi sorprendeva la luce metafisica di Leonardo.
Durante gli anni della Scuola media, ad Acri, nella routine delle materie “obbligatorie” mi appassionarono la storia e la letteratura e poi un elegante e raffinato signore, cui quasi nessuno dava peso, Filippo Gallipoli, maestro e insegnante di “disegno”.
Da allora in poi frequentai la sua passione per le matite, le sanguigne, le crete, i volti, ed ero affascinato dalla sua casa/studio arredata con divani di design all’epoca impensabili. Mi attraggono, da sempre, le forme, la bellezza, tutto ciò che è estetica e stile, ma anche la concretezza di oggetti, materiali, trasformazioni alchemiche. Ho frequentato, stimolato da Filippo, il liceo artistico, disegnando figure, oggetti, architetture, paesaggi. Amavo lo spazio, ma mi incuriosiva il segno, adoravo i cromatismi e le superfici ma mi inquietavano la plasticità e i volumi.
Ho visto un’infinità di mostre d’arte, ho conosciuto artisti, galleristi, tra Napoli e Salerno, dove studiavo, tra i quali Marotta, Brancaccio, Di Franco, e poi architetti, De Fusco, Pica Ciamarra, Capobianco. Ho finito gli studi proprio a Salerno, vincendo lo spazio sul segno e in seguito ho studiato architettura a Roma. Ma non finiva certo qui la mia curiosità per l’arte, passavo domeniche intere alla GNAM; girando per le chiese, mi stordiva il Bernini e la sua Estasi di Santa Teresa, ma anche Borromini e Sant’Ivo alla Sapienza, tornavo spesso ai Caravaggio di Santa Maria del Popolo, ma prima di uscire mi inginocchiavo di fronte al Raffaello, architetto della Cappella Chigi, in cui si agitano altre statue di Bernini.
Negli anni romani ho conosciuto Enzo Cucchi, e prima ancora Mimmo Paladino, Achille Bonito Oliva fu il mio docente di Arte ad Architettura e poi mio amico, insieme curammo un “Fuori Uso” a Pescara, e Renato Mambor mi svelò i segreti del gruppo di Piazza del Popolo. Con Cucchi e Italo Rota anni dopo facemmo un bellissimo multiplo d’arte, che comprarono, in pochi giorni, i più importanti galleristi italiani.
Da artisti giovani acquistavo opere che riempirono la mia prima casa; il mio gallerista d’elezione fu Cesare Manzo, a Pescara, da lui conobbi Pistoletto, Spalletti, Vanessa Beecroft, tanti artisti e grande vitalità. (…)
Pino Scaglione fotografato da Arianna Scaglione.
© 2011/2012 BOX ART & CO.
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