ORDINE | Fulvio Morella & Arjan Shehaj

a cura di Sabino Maria Frassà

fino all’ 8 dicembre 2024

GALLARIA SONNE, Silvaplana – Svizzera
 

 
L’associazione Cramum e Nicoletta Rusconi Art Projects hanno affidato al curatore Sabino Maria Frassà la direzione artistica dell’estate della Galleria Sonne in Engadina. Così, il 3 agosto, ha preso avvio nell’hub di architettura e design di Silvaplana un intenso percorso artistico incentrato su due artisti di fama internazionale: Fulvio Morella, in mostra all’INJA di Parigi in occasione delle Olimpiadi e appena entrato nelle collezioni dell’UNESCO e della Monnaie de Paris, e Arjan Shehaj, nominato tra i finalisti del prossimo Premio Cairo.

Il punto di partenza è la presentazione dell’inedita installazione luminosa (in acciaio e legno di amaranto) “Braillight” di Morella, con cui l’artista il braille per la prima volta è diventato fonte di luce e strumento per elevarsi e sognare al di là di ogni limite. Da questa installazione, si sviluppa, anche negli spazi del nuovo showroom Idem Bau una successione di opere di entrambi gli artisti che vanno ad approfondire il concetto di “anarchia nell’arte”, combinando un caos apparente con nuovi ordini che tendono all’infinito.L’arte di Morella e Shehaj, descritta dal curatore come “forme infinite e anarchiche”, si distacca dagli interessi commerciali per promuovere un’espressione autentica e libera. Questo dà vita, nella “RAMPA”, a un percorso espositivo avvolto in un buio minimalista, museale e al contempo immersivo.

Pierre-Joseph Proudhon, padre dell’anarchismo, affermava che “La più alta perfezione della società si trova nell’unione dell’ordine e dell’anarchia.” Il curatore Sabino Maria Frassà spiega che “l’anarchia non è sinonimo di lotta contro l’ordine, ma contro l’imposizione forzata di un ordine particolare. I lavori di Morella e Shehaj esemplificano questa visione, creando nuovi ordini formali che offrono prospettive inedite sulla nostra esistenza, in un contesto storico-artistico in cui i ritorni all’ordine e le rivoluzioni formali sono costanti. La mostra “Ordine” mette in luce come, storicamente, l’arte abbia oscillato tra la ricerca di nuove forme e il superamento delle tradizioni consolidate, un processo che continua a evolversi oggi. Morella e Shehaj, con il loro approccio innovativo, reinterpretano la “forma” artistica, non come un semplice ritorno al passato, ma come un’opportunità per costruire qualcosa di nuovo dalle rovine del passato”.

L’esposizione include così anche opere monumentali e iconiche della carriera dei due artisti, evidenziando l’evoluzione dei loro linguaggi artistici.  Fulvio Morella e Arjan Shehaj si sono fatti notare per la capacità, che li accomuna, di impiegare la ripetizione di un modulo, disposto in un ordine non casuale, che va a comporre chiaramente delle forme riconoscibili. Lontani dall’action painting, lavorano entrambi per cercare l’infinito attraverso una ripetizione quasi compulsiva. Il gesto artistico è sempre ponderato e studiato nella visione d’insieme ma si libera nel dettaglio del singolo modulo: la stella per Fulvio Morella e la linea-ramo per Arjan Shehaj.

Fulvio Morella è noto come l’artista che ha portato la tornitura del legno nella contemporaneità. Le sue opere, presentate nella mostra “Ordine”, condividono il comune denominatore della forma. L’artista è celebre per le sue opere che solo all’apparenza sembrano astratte, ovvero prive di collegamento tra forma e contenuto. In realtà, ogni opera è sempre studiata come una forma vista da un punto di vista inusuale o come sintesi di più forme. Nella mostra sono esposte alcune tra le rare opere esplicitamente “figurative” in legno dell’artista: “Dies Romana”, detta anche “Tetta della Lupa”, un omaggio in legno fossile alla città di Roma, fondata 2800 anni fa (il legno ha la stessa datazione); “Il futuro passato” (ispirato alle monete auree dell’Impero Romano, coniate dall’Imperatore con le proprie effigi per finanziare il debito pubblico); e “Buccus” (Maschera del personaggio “ciarlatano” del teatro romano, che si fonde con la “Bocca della Verità”). Accanto a queste opere in legno, “Ordine” presenta un percorso parallelo con cui l’artista ha trasformato l’alfabeto Braille in corpi celesti, trovando enigmatici pensieri di grandi filosofi nel cielo notturno. In mostra le opere che rappresentano l’inizio e la fine di questa ricerca di un nuovo ordine di Fulvio Morella: in tre anni, l’artista ha progressivamente liberato il singolo tratto, deformando il rigido ordine alfabetico fino a renderlo un caos contenuto in circonferenze ed ellissi. I primi tre lavori (“Sipario di Stelle”, “La vita è una Commedia”, “L’Eterno Ritorno) mostrano questo passaggio, culminando in una scultura luminosa del ciclo “Braillight” in cui un ovale racchiude una porzione di cielo con la frase del Piccolo Principe di Antoine De Saint-Exupéry: “È molto semplice: non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.”

Allo stesso modo il nuovo ordine di Arjan Shehaj rappresenta la sublimazione del traumatico viaggio, intrapreso appena tredicenne, per arrivare in Italia attraverso le foreste greche. Il suo gesto pittorico è sempre potente e basato su una linea ramo dipinta o disegnata su tela che da vita a fitti rovi. In questa natura selvaggia, fatta di rovi e intricati rami, spiccano sempre nitide delle forme, per lo più circolari: buchi neri o di luce, che ci fanno comprendere come nulla sia casuale. “Ordine” presenta l’evoluzione di questo gesto attraverso due grandi recenti opere in cui il gesto della singola linea, seppur nella forma ordinata finale, risulta più libero e materico. Come spiega il curatore, “analizzando questo singolo “nuovo” tratto, si può intuire l’inizio del gesto pittorico, dove il colore si deposita con maggiore intensità per poi liberarsi in un movimento ondulatorio leggero. Il lavoro di Arjan Shehaj è, infatti, il racconto di una catarsi, la trasformazione del dolore in una nuova forma e significato: in questa selva oscura ci si perde, ma si ritrova anche la via d’uscita”.

“Appare chiaro” conclude il curatore Frassà “come le forme anarchiche di Morella e Shehaj condividano come unico motore la ricerca dell’infinito, l’elevazione della propria esistenza. E per farlo entrambi gli artisti lavorano con e per la luce “Luce intellettual, piena d’amore; amor di vero ben, pien di letizia; letizia che trascende ogne dolzore” diceva Dante nel Paradiso (XXX, 40-42) e così Morella racconta nuove forme di luce e un cielo notturno illuminato dal pensiero e genio umano, mentre Shehaj dipinge la luce attraverso l’ombra e l’oscurità. Le loro opere finiscono così per esser portali verso altre dimensioni che avvolgono e stupiscono lo spettatore. In questi nuovi ordini anarchici, l’arte ritrova la propria dimensione più pura, integrando e trasformando la forma e il senso della vista in un primo passo verso l’unico ordine possibile, l’infinito di cui siamo fatti”.
 
 
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DRITEHIJE by Arjan Shehaj – Buccus e Sipario di stelle by Fulvio Morella.

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