MARLIS NUSSBAUMER

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“Nel 1971, durante un soggiorno in Norvegia, Marlis Nussbaumer notò delle funi annodate disposte tra le imbarcazioni per impedire che si scontrassero e rimase affascinata da questo materiale grezzo incline alla tridimensionalità; così portò con sé in Svizzera delle funi e iniziò a intrecciarle, lasciando in disparte il telaio. Per le funi optò per il macramè, un’antica tecnica di intreccio di origine millenaria, che attirò l’artista perché le consentiva di realizzare progetti creativi attraverso una serie di nodi intrecciati secondo uno schema regolare, e perché amava il contatto diretto con il materiale. (…) Per capire a pieno la ricerca che si cela dietro all’opera di questa artista si deve attingere a quello che ci ha lasciato in eredità. Le sue sculture, per espressione e realizzazione, sono uniche nel loro genere dagli anni Settanta a oggi, e richiedono inoltre un procedimento senza eguali.
Marlis Nussbaumer riempiva pagine e pagine di schizzi, testi e numeri, determinava con precisione le dimensioni e la forma delle sue creazioni e calcolava la lunghezze delle corde di cocco: ogni figura doveva essere creata «in un unico getto», senza giunture. Il lavoro di ricerca dietro a ogni oggetto dà vita a strutture complesse, capaci di mettere in evidenza la dinamicità plastica dei corpi e di assorbire i giochi di luce. Le infinite «componenti» rappresentate dai nodi stretti uno accanto all’altro costituiscono la «pelle» che ricopre l’universo di Marlis Nussbaumer. Forse fanno riferimento all’idea (o alla speranza) dell’artista che tutte le cose di questo mondo seguano un ordine ben preciso e il compito dell’arte sia quello di renderlo visibile.” (Annemarie Monteil)

“Osservando la straordinaria opera nel suo insieme, dagli inizi sino al 2000, si nota che i lavori dell’artista, nata come artista tessile, all’inizio si sollevano in un certo qual modo dalla superficie (dove per superficie si intendono parete e pavimento), per svilupparsi nello spazio e in altezza, e tornare poi, nelle creazioni degli anni 2000, a riavvicinarsi al pavimento, ma non a una superficie piatta, bensì costituendo volumi e contenuti più importanti, simili a corpi stesi a terra.” (Hortensia von Roda)

“Ogni singola scultura viene da Nussbaumer strutturata rigorosamente, mentre la realizzazione è affidata ad una manualità e ad un’abilità, che hanno qualcosa di rituale, di fortemente pragmatico, di fascinosamente operativo. Anche la destinazione non isolata ma in installazioni e progetti ambientali, dà a queste opere una valenza doppia, sia in sé stesse che nel loro complesso all’interno di uno spazio “segnato” da elementi primitivi, una scultura-architettura da attraversare in una sorta di rarefatto paesaggio “da camera”, ricondotto da una dimensione naturale ad una antropologica, trasportato dall’appariscente al privato.
Anche i metodi di lavoro sono da un lato mutuati dalla tradizione popolare del lavoro femminile, dall’altro si avvalgono di una concettualità e di un minimalismo, che risentono delle tendenze dell’arte di ricerca degli Settanta, con evidenti contaminazioni di design. Ai materiali tradizionali della scultura come il marmo, il bronzo, l’argilla, il gesso, a limite il legno, Nussbaumer, sostituisce un materiale altrettanto antico ma mai usato per le arti plastiche come le fibre vegetali, intrecciate ed avvolte fino a creare delle forme a tutto tondo.
Affascinata dalle corde e dalle gomene delle imbarcazioni, annoda i canapi di cocco, realizzando con questi fili tronchi d’albero, fusti di piante, pietre giganti, fasce di papiro, arterie, ruvide pareti concave-convesse, forme elementari disposte in eleganti installazioni.” (Tonino Sicoli)

Marlis Nussbaumer nasce a Büron in Svizzera nel 1936. Studia all’Accademia per le arti applicate di Basilea (1963-67), dove insegna dal 1977 al 1999. Espone con mostre personali nel 1976 e nel 1980 alla Modern Art Galerie Grita Insam di Vienna, nel 1980 alla Galleria Pellegrino di Bologna, nel 1985 al Palazzo dei Diamanti di Ferrara e nel 1986 alla Galleria Severina Teucher di Zurigo. Partecipa alla International Exhibition of Miniatur Textilem di Londra nel 1976 alla Arte Fiera di Basilea del 1978 e 1979 e alle rassegne Textilkunst – Gruppe 78 di Winterthur e Berna (1979), Hülle – Gruppe 78 alla Modern Art Gallerie di Vienna (1981), Haut al Frauenmuseum di Bonn (1983), Espaces aYverdon-des-Bains (1995), Jahresaustellung 98, alla Kunsthalle di Basilea (1998), Textil/Textur a Villa Aichele Galeria di Lörrach (2008) e al Salone 8 Visarte di Basilea (2010). Nel 2005 due sue opere entrano a far parte della collezione dal MAON di Rende. Muore a Basilea il 9 maggio 2015

MAON – Museo d’Arte dell’Otto e Novecento, via R. De Bartolo 1, Palazzo Vitari, Rende (Cs).

Apertura da martedì a sabato / chiuso i festivi; ore 10;00 – 13:30 / 16:00 – 20:00; info@maon.it – 0984/444113

Ingresso gratuito

Inaugurazione: 17 settembre, h 18:00
Mostra: 17 settembre – 21 ottobre 2016

 

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