di Sandra Tornetta |
Lo studio Genuardi/Ruta è situato all’interno di un palazzo nel cuore della Noce, storico quartiere popolare di Palermo, equidistante dalla Zisa e dal teatro Politeama, mix perfetto fra periodi, stili linguaggi diversissimi fra loro ma che solo in quel disarmonico coacervo di bellezza che è la città di Palermo possono fondersi, in un dialogo costante fra degrado postindustriale e maestosa bellezza. Palermo è l’inevitabile fucina scelta dal duo artistico come sede sia costitutiva che produttiva, una liason artistica che anche nella sua composizione interna ci parla di due Sicilie: una, la Sicilia orientale, quella di Leonardo Ruta, la Sicilia delle grandi opposizioni, dal bianco abbacinante della val di Noto al nero cocciuto della montagna infuocata; l’altra, quella di Antonella Genuardi, la Sicilia misconosciuta e ancora a tratti selvaggia della costa selinuntina, dove il turchese del mare diventa orizzonte di terra arsa dal mito. Fuoriusciti dall’Osservatorio Arti Visive dell’Accademia di Palermo, portano avanti da anni una ricerca che pone decisamente al centro una certa idea di mediterraneità, intesa da una parte come linguaggio fatto di archetipi architettonici dall’altra come riflessione poetica sulle modalità attraverso le quali il colore e la forma siano in continua narrazione, attraverso la scelta di materiali a fortissima vocazione volumetrica, un “catalogo astratto di forme naturali¹” secondo la definizione che Rudolf Arnheim coniò per i Piani Sospesi di Pietro Consagra. E in effetti c’è molto di quell’esperienza nelle opere di Genuardi/Ruta, una riflessione che è un punto di intersezione fra la dimensione geometrica della scultura, quella coloristica della pittura e quella dinamica dello spazio. Così come determinante è stato sicuramente l’approccio con la forma- segno della Accardi, colei che più degli altri componenti del gruppo Forma 1 ha saputo declinare il concetto di antipittura, la distanza fra segno e scrittura, fra buio e luce, bianco e nero².
Col tempo, questa ricerca dapprima orientata quasi esclusivamente sul dialogo colore-forma, ha virato verso una formulazione ibrida, tendente più al rapporto fra l’opera e lo spazio, come in Supercella SS115, un intervento del 2017 all’interno della Chiesa di Santa Maria del Gesù a Modica, in cui lo studio preparatorio della mappa del paese è servito come una sorta di reticolato di tensioni energetiche, dalle quali il duo ha estrapolato le forme a raggi e a vele che sono diventate un tutt’uno con lo spazio in cui sono state inserite, in un intervento che per l’organicità del colore che rimanda al rosa e all’oro della pietra locale può essere definito site-specific, ma che invita anche ad una riflessione filosofica. Il titolo supercella fa riferimento ad un raro fenomeno di temporale caratterizzato da violente raffiche di vento con moto verticale; l’associazione con il nome della Strada Sud occidentale Sicula, suggerisce chiaramente un’idea di territorialità connessa con l’imprevedibilità della natura, con la sua forza primigenia carica di elettricità. “Il rapporto con il nostro territorio per noi è fondamentale; non si tratta meramente di comunicare attraverso una forma ma si tratta di rendere unica la forma perché ci appartiene, rappresenta tutto un nostro bagaglio culturale e sentimentale che solo nel momento in cui viene sintetizzata nell’opera riesce a venire fuori. Ci succede con il nostro paesaggio quel senso di sconcerto che provava Goethe, quando si piazzava davanti la finestra e provava a descrivere così, in piedi, la bellezza che riusciva a vedere dalla sua finestra.”
Spesso le opere di Genuardi/Ruta hanno a che fare con la luce, come del resto tutto in Sicilia. Il rapporto fra la luce e lo spazio diventa un’urgenza architettonica, per costruire uno spazio in cui l’esperienza del colore si leghi alla sostanza di cui sono fatte le cose. “Il nostro lavoro non esiste senza la luce, senza l’architettura, senza un certo tipo di pittura che ad un certo punto sente l’esigenza di uscire fuori dalla dimensione pittorica del quadro. Usiamo la forma non nella sua dimensione iconografica ma declinata come un’idea”. E’ il caso di Vestita di color di fiamma viva, opera del 2023 esposta negli spazi dello ZACentrale di Palermo, all’interno della mostra Giorni Felici? Il titolo richiama la descrizione che Dante fa di Beatrice nel XXX canto del Purgatorio. L’idea di associare una forma fendente al femminile si fonde con quella fecondativa del germoglio, che rappresenta l’annuncio di una primavera che sta per arrivare, l’unico barlume di speranza all’interno di una mostra molto dura, che analizza i percorsi difficili che ognuno pone in essere con il proprio sé. Quest’opera è concepita proprio all’interno di quello spazio bianco che diventa parte integrante dell’opera stessa, in un gioco di forze pieno/vuoto che ne rimandano la dimensione visuale; ma c’è anche un altro aspetto, altrettanto importante, legato alle distanze fra i materiali sovrapposti. La superfetazione degli strati che si distanziano fa sì che si determini una falsa prospettiva, un punto di vista diverso dal quale cercare una risposta alternativa. “Spesso ci piace dialogare con le superfici in modo che il nostro intervento possa configurarsi come una seconda pelle che faccia rivivere lo spazio in cui l’opera viene inserita.”
Nel lavoro di Genuardi/Ruta una parte molto importante è quella della progettazione, un momento imprescindibile che lega riflessione architettonica, scelta dei materiali, sintesi poetica. Un esperimento interessante e molto pervasivo in questo senso è stata la creazione del pallone ufficiale per il Palermo Calcio per la stagione 2024. La palla, con la sua forma perfettamente in linea con le riflessioni artistiche del duo, foriera di significati ancestrali e mitologici, è diventata l’oggetto-totem su cui si è innervata la loro riflessione creativa. Una collaborazione fortemente voluta da Elisa Fulco e Antonio Leone, artefici del progetto Spazio Acrobazie, un laboratorio produttivo sostenuto da Fondazione Con Il Sud e Fondazione Sicilia per operare degli interventi di recupero e di riqualificazione di alcuni spazi interni dell’istituto Penale per minorenni Malaspina di Palermo.
“Per noi è stata davvero un’esperienza formativa a tutto tondo. Abbiamo avuto un approccio esplorativo con i ragazzi, abbiamo chiesto quali fossero le loro necessità, cosa li potesse rendere felici. Ci siamo prodigati per la rigenerazione di alcuni ambienti all’interno dei loro spazi comuni, ma a loro interessava fare qualcosa che fosse una sorta di loro prolungamento, che riuscisse ad uscire fuori dal carcere, che si coniugasse con la loro idea di libertà. Siamo partiti dai disegni dei ragazzi e il nostro intervento si è limitato a tradurre dei segni in vettori, la palla è la risultante di queste forze e comunica benissimo tutta l’energia creativa di questi ragazzi, ai quali speriamo che sia rimasta oltre all’esperienza di crescita in sé anche un’idea di progettualità fattiva che potranno rivendicare un domani fuori dal carcere, di come l’arte sia capace di rendere libere le persone.”
Dal 2017 il duo si occupa della direzione artistica di uno spazio espositivo, L’ascensore, una project room dalla quale sono passati molti nuovi nomi del panorama artistico italiano ed internazionale. “ L’esperienza de L’ascensore parte dall’idea di due collezionisti, Alberto Laganà e Danilo Signorino, mossi dall’esigenza di creare a Palermo un sistema per l’arte contemporanea. Da questa necessità di sguardo verso il contemporaneo nasce questo spazio nel quale gli artisti sono liberi di presentare opere concepite in modalità site-specific, da costruire in loco, con gli artigiani della città, con gli addetti ai lavori, con gli altri artisti autoctoni, in modo da creare una vera e propria fabbrica dell’arte e permettere al territorio di esprimere tutta la sua incredibile potenzialità, nascosta all’interno di una comunità artistica spesso misconosciuta ma fortemente produttiva. Il duo Pakui- Hardware, ad esempio, che quest’anno rappresenterà il padiglione lituano alla Biennale di Venezia, ha esposto per la prima volta in Italia nel nostro piccolissimo spazio di 8 metri quadrati, e questa per noi è davvero una bella soddisfazione”.
SHORT BIO
Genuardi/Ruta è un duo artistico nato nel 2014, formato da Antonella Genuardi ( Sciacca, 1986) e Leonardo Ruta ( Ragusa, 1990). Dopo la Laurea presso l’Accademia di belle Arti di Palermo iniziano ad esporre in Italia e all’estero. Fra le mostre più recenti: Giorni Felici?, Fondazione Merz, a cura di Agata Polizzi, ZACentrale, Palermo 2023; Stavamo in piedi su una scogliera, Duo show with John M. Armleder a cura di Samuel Gross, Leymone, Zurigo, 2022; Locomotive Breath, a cura di Jorge Reis, Casa Azul, Torres Vedras- Distretto di Lisbona, Portogallo, 2020; ZR, a cura di Samuel Gross, Edicola Radetzky, Milano 2019; Supercella SS115, a cura di Daniela Bigi, Chiesa di Santa Maria del Gesù, Modica 2017. Dal 2017 il duo si occupa della direzione artistica dello spazio espositivo L’ascensore a Palermo.
¹R. Arnheim, Ricordo di un grato visitatore, in Pietro Consagra, catalogo della mostra Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, a cura di A. Imponente e S. Siligato, Arnoldo Mondadori – De Luca, Milano- Roma 1989, p.15.
²G. Celant, Carla Accardi, Charta, Milano 2001, p.37.
Dall’alto: Supercella SS115, a cura di Daniela Bigi, Chiesa di Santa Maria del Gesù, Progetto MAS, direzione artistica di Francesco Lucifora, Modica, 2017. Visione della mostra. PH Andrea Scarfò. Il pallone della Palermo Calcio realizzato da Genuardi/Ruta insieme ai ragazzi dell’Istituto penale per Minorenni Malaspina. Un ritratto di Genuardi/Ruta. Per tutte courtesy Genuardi/Ruta.
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