TALENT TALENT

ARTE È CIÒ CHE PREFERIAMO NON VEDERE

Flora Deborah                                                               

– Sabino Maria Frassà

Flora Deborah (nata a Évian-les-Bains, Francia, nel 1984) vive e lavora tra Milano e Tel Aviv. La mostra “Semi” al Gaggenau DesignElementi di Roma sarà la prima personale in Italia e permetterà di conoscere meglio la sua visione del bello al di là delle apparenze. Elemento che caratterizza Deborah è infatti il far diventare opera d’arte anche gli organi e persino le viscere degli esseri viventi, ovvero tutte quelle parti della nostra esistenza di cui noi stessi spesso rifiutiamo la vista. La frequentazione di una macelleria vicino a casa e la lettura del noto testo di Julia Kristeva Poteri dell’orrore. Saggio sull’abiezione danno l’avvio allo studio anatomico degli organi attraverso la realizzazione di cianotipi. Dal confronto con le interiora nascono numerosi lavori in cui il rappresentare le viscere diventa il modo con cui l’artista conosce se stessa e il mondo circostante. L’analisi delle viscere permette all’artista anche di maturare una sorta di empatia universale: in fondo siamo tutti – animali compresi – universi di carne. L’interesse anatomico porta l’artista a ricercare l’autenticità contro ogni forma di sovrastruttura. I simboli diventano perciò oggetto di una ironica e persistente critica. Il simbolo, del resto nella sua estrema semplificazione e sintesi, ha un ruolo sempre più divisivo, nutrendo inutili differenze ideologiche. Ad esempio l’analisi stessa della forma del simbolo dell’amore è tanto incerta quanto ambigua: a ben vedere tale simbolo ha una forma molto lontana da quella del nostro cuore e viene fatta derivare da alcuni dalla forma di una vulva mentre da altri dalla forma del frutto della pianta Silphium, una pianta ormai estinta e anticamente utilizzata come contraccettivo. Inoltre, non bisogna dimenticare quanto il nostro muscolo cardiaco sia simile a quello dei maiali, tanto da essere impiegato anche in ambito medico. L’artista realizza così spesso opere, solo apparentemente dissacranti, che riproducono organi come placente e lingue (in mostra a Roma) ma anche installazioni fatte di veri organi come nel caso dei cuori di maiale protagonisti del video Xoxo (2018). Tali opere, immersi come siamo nella nostra cultura occidentale e in una secolare stratificazione culturale, provocano in noi un sentimento ambiguo di ammirazione-attrazione, ma anche di repulsione. Flora Deborah ci mette sempre di fronte a noi stessi in un modo brutale, ma mai macabro. Le sue opere infatti non edulcorano la realtà, ma l’assimilano proprio a quegli schemi che ne ostacolano la comprensione. In qualche modo l’artista ci aiuta a riappropriarci della vista di noi stessi, superando un artefatto senso di repulsione. Questo perturbamento muove infatti qualcosa in noi in un percorso di autocoscienza che ci spinge a conoscere gli altri, che poi tanto altro da noi non sono. Scriveva Rosa Luxemburg “gli stavo davanti e l’animale mi guardava, mi scesero le lacrime – erano le sue lacrime”. L’arte delle viscere di Flora Deborah finisce quindi con lo spingerci a riconoscerci nell’altro tra infinite affinità che vanno al di là delle forme che solitamente vediamo, o meglio, che vogliamo vedere.

KISS ME I’M FRENCH, 2017. Performance. Courtesy dell’artista.

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