PAINT! PAINT! PAINT! | Intervista ad Elisa Filomena

di Alberto Ceresoli e Carmela Cosco

Alberto Ceresoli|Carmela Cosco/ Che cosa cerchi nella pittura e che discorso sostiene il tuo fare pittorico?

Elisa Filomena / Un’autentica ricerca poetica e del sapere pittorico, che dalla primigenia scoperta di possedere un’innata attitudine verso il disegno ha costituito nel corso del tempo uno strumento per manifestare l’esistenza e la ricerca di una conoscenza intrinseca delle cose. Il mio fare pittorico è sostenuto dal più fitto mistero, l’unica chiarezza in me è l’urgenza del fare e interagire con la pittura e il disegno.

AC|CC/ Processi, tempi, impegno o disimpegno nel lavoro. Raccontaci del tuo approccio alla pittura. Come si articola il processo di formalizzazione dell’opera? Come vivi il tuo studio? Rigore o elasticità progettuale?

EF/ Sento perennemente la pittura, e la tensione creativa mi conduce attraverso il processo dell’esistenza. Questo avviene più o meno intensamente, ma è tutto uno slancio e un equilibrio dell’essere verso l’atto creativo. Dipingo di notte e pertanto tutto ciò che svolgo durante la giornata è calibrato per allineare le forze e l’intensità nelle ore notturne. Vi si alternano momenti durante la giornata nel fare le cose quotidiane, per stabilire una libertà mentale e fisica da dedicare alla pittura di notte. Il lavoro, la lettura, un film o visitare una mostra, sono alimenti quotidiani che arricchiscono l’esperienza. Il silenzio notturno mi porta vicina alla profondità e alla primitività dell’esistenza. Tutto è pronto per incontrare l’ignoto, ciò che non conosco e che, a volte, accade mentre disegno o dipingo. Disegno su un piccolo divano illuminato da una lampada anni ’60, dipingo a parete tele prevalentemente di grandi formati. Tendo a non preimpostare l’opera a cui inizio a lavorare, questo perché il mio modo di vivere il processo artistico si basa sulla tensione e concentrazione del momento, paragonabile al battito cardiaco. La pittura è parte integrante della fisiologia del mio essere. E’ un processo che vivo in maniera assoluta, mi assorbe fino a far scomparire la percezione di me stessa. Mi stacco dal lavoro quando sento una serenità interiore che vivo come una profonda quiete e senso di liberazione.

AC|CC/ Ci interessa il tuo rapporto con la materia pittorica. Ci interessa il tuo rapporto con supporti e materiali. Scelte e affezioni?

EF/ Negli anni passati ho dedicato moltissima parte della ricerca pittorica all’utilizzo di vari supporti e colori e ciò ha alimentato la conoscenza della pittura e del disegno. Necessitavo di avere padronanza del mezzo e un senso di sfida interiore mi ha portato a lunghi processi di sperimentazione con colori ad olio, acrilici, tele preparate e non, tavole, cartoni e plastiche. Ad oggi la velocità di esecuzione è fondamentale, in quanto incarna totalmente l’atto pittorico. La materia deve essere idonea a questo scopo, quindi acrilici e acqua, pastelli e matite, grafite data con le mani, polpastrelli che scivolano e pressano il pigmento sulla carta. Il disegno è sempre stato fondamento del fare. Negli ultimi anni ho iniziato a disegnare ogni notte ed è diventato una ricerca importante quanto quella pittorica. Questo mi ha indicato anche una risoluzione verso l’utilizzo di una materia più fine e meno presente. Ha anche acuito la sensibilità del gesto, ha aumentato la velocità del pensiero e, come dicevo, la rarefazione della materia.

AC|CC/ Astrazione o figurazione?

EF/ Per me sono la stessa cosa, non vi è distinzione, nel senso che attualmente è labile il confine tra esse. La storia dell’arte ha indagato entrambe le strade e oggi, grazie al passato, vi è fluidità nell’approccio e non è più necessario marcare il confine tra esse. Ciò che conta è il segno, la sensibilità e l’unicità dell’opera: questi sono termini che individuo come segni di distinzione.

AC|CC/ Ti chiediamo un pensiero iconografico rispetto alla tua produzione pittorica. Riferimenti e influenze?

EF/ Tante cose…e tante ne vorrei conoscere! Nel particolare le fotografie di fine ’800 – inizio 900, i disegni del Rinascimento, la sintesi di Egon Schiele, i cieli del barocco, la musica di Bernard Hermann, molto cinema… ammiro la tenacia e la percezione dei film di Herzog, l’incubo e il perturbante di David Lynch, il noir dei film degli anni ’40, e poi la poesia in genere che è la forma d’arte che sento più elevata.

Dall’alto: Il mondo delle Forme, 2022. Acrilico su tela, 255×215 cm. Anni ’20, 2021. Acrilico su tela, 150×135 cm. Per entrambe courtesy dell’artista.

© 2022 BOX ART & CO.

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