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UN BUFFO EROE MODERNO
Antonio Cugnetto                                                                      – Martina Adamuccio



Lontano da un Pirandello ormai maturo, tra materiali di scarto come gommapiuma, plastica e  oggetti di riciclo, rinasce una delle figure più complesse del Novecento: Vitangelo Moscarda, protagonista assoluto del romanzo pirandelliano Uno, nessuno e centomila. Pare di ritrovarlo nelle sculture di Antonio Cugnetto, classe 1983.
Le sue opere descrivono l’uomo contemporaneo, mettendo in risalto debolezze e difficoltà dello stesso nell’adattarsi ad un mondo che pone al centro di tutto l’estetica e la perfezione. Un eroe che rinuncia al suo essere dimenticando, gradualmente, chi è veramente e cosa vuole. Una difficoltà, quella delle sue sculture, ma soprattutto dell’uomo, nello scegliere quale posizione spetta ad ognuno di noi nella collettività. Mettendo a nudo le profonde problematiche psichiche della nostra società, l’artista risalta con aria ironica aspetti della fragilità e insicurezza umana. Come il gatto Felix di Otto Messmer, Mio Mao per chi ricorda il cartone in italiano, anche i lavori di Cugnetto vivono con lo stesso stile una vita qualunque con i guai e i problemi di uno qualunque. Così, come le sculture dell’artista, anche Felix era muto e anche la sua vita era caratterizzata da storie semplici ma molto poetiche che riuscivano a catturare l’attenzione di grandi e piccini. Perché per lui tutto è possibile, e sembra che la realtà che lo circonda possa essere manipolata a suo piacimento. I lavori di Cugnetto, però, attirano soprattutto il cinismo dei più adulti.
Le sculture, pertanto, giocano in maniera seria e scrutano a fondo l’animo umano. L’artista ripropone un uomo insicuro e confuso, in continuo bilico tra ciò che lui è e ciò che deve far apparire per poter essere accettato da chi lo circonda. L’uomo viene messo di fronte a inconfondibili situazioni assurde e imbarazzanti. Nei lavori dell’artista si sintetizza, cosi, l’idea di un uomo frutto di un riciclo decontestualizzato che si rifà al ready made di Duchamp e al riuscire a estraniare l’oggetto dal proprio contesto per crearne un altro con un valore diverso. Attraverso dei personaggi all’apparenza infantili, Cugnetto cerca di tirare fuori delle realtà e delle riflessioni sull’essenzialità dell’essere umano e sulle problematiche della società odierna, che impegnata a volgere lo sguardo altrove finge di non notare la distruzione del nostro mondo attraverso le proprie mani. Anche l’uso di materiali di riciclo, infatti, non è casuale, ma porta ad una riflessione su tematiche contemporanee profonde come i vantaggi che scaturiscono dal riciclaggio, favorendo l’ecologia ambientale. I suoi sono personaggi che ricordano Vitangelo Moscarda nel loro rendersi conto che le persone intorno hanno un’immagine completamente diversa da ciò che realmente esse rappresentano. Le sculture di Antonio Cugnetto, come Vitangelo Moscarda, vivono di una consapevolezza che si va man mano formando, la consapevolezza che l’uomo non è Uno, e che la realtà non è oggettiva. Una sorta di maschera universale, i lavori di Cugnetto, con la quale in realtà si presenta l’uomo stesso nella sua semplicità e a volte banalità. Un buffo eroe, che apparentemente patetico, nasconde mille verità perdute.

INTENTIONS, 2103. Plastica riciclata e gommapiuma, 64x37x41 cm. Courtesy dell’artista.

                                                                                           © 2012/2013 BOX ART & CO. 

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