Il sole è nuovo ogni giorno | Giuliana Storino

di Tatiana Basso

Da poco entrata nel secondo mese di apertura, la mostra di Giuliana Storino Il sole è nuovo ogni giorno, antologica site-specific a cura di Giacinto di Pietrantonio al Museo Archeologico di Santa Scolastica di Bari, presenta gli esiti maturi di una ricerca che qui, nella terra d’origine dell’artista, trova radici e orizzonti. Storia e morfologia della regione pugliese alimentano l’immaginario dell’autrice, una cosmogonia individuale e universale che principia dalla relazione, di natura materiale e concettuale, intrattenuta con gli elementi “terra”, “acqua”, e “tempo”; quest’ultimo, l’ordito del grande arabesco sinestetico che l’artista esegue.

Tra mito e rito il tempo figura nell’opera composita Ora et labora, collocata nelle nicchie dell’ex refettorio attorno alla collezione di arte vascolare greca. In superficie, le nove tele recano le lettere, realizzate in terra locale sedimentata, della locuzione che scandiva la vita delle monache residenti nell’edificio ante la sua conversione in spazio museale.

Ancora, la trasposizione dello scorrere ciclico del tempo è affidata all’insita pneumatica del moto ondoso, cui prendiamo parte di fronte a Ogni onda sa di essere mare, massima buddista che invita a identificarsi con la vera natura delle cose e conferisce il titolo all’opera. Riflettendo verticalmente la risacca, la videoproiezione conforma una merlettatura di spuma rassomigliante a una clessidra dove «il tempo che passa lascia il tempo che trova» (Storino 2021) in un ripetuto andirivieni tra conflagrazione e palingenesi di stoica memoria.

Il richiamo all’antico ritorna in Light pillars, installazione di sette colonne in poliuretano avvolte da film olografico e situate nel chiostro quattrocentesco a rievocare i resti di un tempio classico. Il cromodinamismo plastico precipuo del materiale è tale da animare l’elemento architettonico al passaggio nostro e delle ore, scomponendo la luce nei colori dello spettro e simulando visivamente le scanalature di una colonna dorica.

È percepibile come il senso del tempo sovrintenda a ogni snodo della rassegna, costituendosi a mezzo di verifica dell’essere e dell’esperienza, nell’immagine che ci viene offerta dall’aforisma eracliteo di un ‘sole nuovo ogni giorno’. Sono le cicale, con i loro ritmi circadiani e stagionali cui si legano numerose pratiche simboliche nel paesaggio del Sud, a sintetizzarne il significato: una lunga e silente gestazione nel sottosuolo e poi l’inno alla rinascita, clamoroso ed effimero; una metafora per l’arte e la vita, così un invito a prestare attenzione alla fragilità dell’ecosistema di cui esse avvertono, come sentinelle, ogni sottile mutamento. Nell’ordine di conferire volume e forma al loro frinire, l’artista sperimenta per la prima volta la modellazione del suono in 2 e 3D in Cicàdidi. La cadenza della vita.

«Passando dalla natura all’artificio, dalla voce alla forma ho trasformato l’impalpabile canto delle cicale in volume del suono, con l’obiettivo di realizzare l’ossimoro dell’orecchio che vede e dell’occhio che sente. La stridulazione tipica di questi insetti è stata condensata in un solido avente la forma di un disco acuminato e in una traccia grafica che nel disegno riassume l’intera campionatura del cicalio modulata dall’alba al tramonto» (Storino 2021).

L’uso della tecnologia, indissolubilmente legato al processo di produzione dell’opera d’arte e inteso come mezzo a un tempo trasformativo ed esplorativo del mondo, porta Giuliana Storino a inserirsi, come rileva Di Pietrantonio, nella logica della riflessione sugli strumenti dell’arte; in questo caso, il digitale e la ‘riproducibilità tecnica’, com’è visibile anche nella serie I vertebrati. Essa è, insieme a U-mani, Mano, umano, umanità, il condensato del pensiero dell’artista sulla correlazione tra la facoltà del linguaggio articolato, la postura eretta e l’uso della mano umana, alla base del processo di antropizzazione teorizzato dal gigante dell’antropologia André Leroi-Gourhan. Nove calchi di gesso ceramico scrivono mediante il linguaggio dei segni “mano, umano”, formalizzando un’operazione concettuale, insieme decostruzionista e rifondativa dei significanti linguistici, che si colloca al centro dell’attuale interesse speculativo dell’artista e costituirà il nucleo di un suo prossimo progetto.

Tra le mostre in programma, si segnala la presenza di Storino al CRAC di Castelnuovo Rangone (Modena, 2022) con un’installazione ambientale di matrice dada e surrealista, rivolta alla forma ancestrale della Pittura attraverso un oggetto impossibilitato a compierla.

 

Esposizione a cura di Giacinto di Pietrantonio

Museo Archeologico di Santa Scolastica, Bari

Fino 31 dicembre 2021

Dall’alto: Cicàdidi, la cadenza della vita, 2021. Elaborazione digitale e sound, stampa su carta retroilluminata. U-mano, mano, umano, umanità, 2021. N. 9 calchi in gesso, scrivono in lingua LIS le parole mano, umano. Per entrambe courtesy dell’artista.

© 2021 BOX ART & CO.

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