LA DRAMMATICA BELLEZZA DELLA MUFFA
TTOZOI
– Sabino Maria Frassà
La natura sbalordisce spesso l’essere umano, anche quando si manifesta impetuosa, tragica e persino mortale: come non rimanere ipnotizzati di fronte al mare in tempesta? Questa drammatica ambivalenza vita-morte della natura è alla base della ricerca dei TTOZOI, duo artistico italiano di Avellino protagonisti della mostra “Fiori invisibili” al Gaggenau DesignElementi di Roma dal 5 luglio. I TTOZOI realizzano quadri attraverso l’impiego di ciò che solitamente viene considerato nemico dell’arte e sinonimo di qualcosa andato a male, la muffa. Gli artisti sono i registi dell’opera d’arte, perché il vero protagonista e pittore rimane la natura, che si manifesta sulle tele in tutta la sua inimitabile complessità e irripetibilità. Pertanto, sebbene i TTOZOI partano dall’arte informale del dopoguerra, la loro è un’arte processuale in cui il gesto artistico in senso squisitamente maieutico completa e guida la natura nel manifestarsi, a ben pensarci possiamo persino dire che i quadri in gran parte si autodeterminino e che con essi abbia luogo un’epifania della natura. Gli artisti si “limitano” a determinare le condizioni affinché la vita possa partire, fiorire e lasciare traccia sulle tele. L’essere umano non può che rimanere umile narratore tanto della bellezza quanto dell’intima fragilità della natura di cui fa parte. Del resto, proprietà di tutti gli esseri viventi non è solo l’esistere, ma anche il morire, dimensione che i TTOZOI non negano, ma che includono in tutte le opere: la vita di qualsiasi essere vivente termina senza che ciò neghi o sminuisca il senso stesso di ciò che è stato e che non è più. Capiamo così il perché i quadri dei TTOZOI registrino il passaggio di una vita, piuttosto che svelare il segreto dell’esistenza; tale segreto non può che rimanere celato all’interno delle teche in cui “crescono” le opere in seguito al gesto performativo originario degli artisti. Le tele rimangono a lungo chiuse e imperscrutabili persino agli occhi degli artisti, dal momento che, se fossero aperte, la vita custodita all’interno, verrebbe meno. L’opera d’arte prende forma così soltanto quando il processo vitale si è compiuto. Infatti all’interno delle teche si trova, infine, la storia di una fioritura tanto impetuosa quanto ormai irrimediabilmente passata. Gli artisti solo a questo punto intervengono “scavando” nei resti di quel che rimane di questa invisibile fioritura, facendone emergere le impronte e le radici. Come gli archeologi a Pompei i TTOZOI con il loro “scavo” danno forma e donano eternità a ciò che è stato pieno di vita. Le loro opere finiscono così per essere un ritratto dell’effimera bellezza della nostra esistenza. Del resto da sempre e per sempre ogni nuova vita si nutre più o meno consapevolmente delle tracce del passato, che assimila, fa proprie, per riuscire infine a fiorire in qualcosa di imprevedibilmente nuovo, da lasciare e donare a chi ancora non è. Questa è la magia dell’arte dei TTOZOI: scavare nell’invisibilità per far emergere i fiori invisibili di ieri, oggi e domani.
Dall’alto: Opere dal ciclo TT, in mostra al Gaggenau DesignElementi di Roma. Per entrambe courtesy degli artisti.
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