TRAMA ‘n’ DARE

Libando… Viaggiare mangiando

di Andrej Mussa

 Il viaggio iniziò cinque anni fa, con: “Viaggiare mangiando“, “Mediterraneo in strada“, 
Urban Food” e “Grani di Puglia“. Quest’anno alla quinta edizione 2018, siamo tornati a casa, dentro… una “Cucina Madre“. 
Ma se vuoi reinventare la tua cucina, allora lascia fare a un bambino… 
C’era una nonna con lui, nel ‘Villaggio Libandino‘, e insieme hanno trovato delle erbe spontanee. Come riconoscerle e cucinarle attraverso il racconto delle nonne. 
Dal 20 al 22 aprile a Foggia, per raccontarvi di un festival del gusto e del piacere. 

Provate a mangiare al buio… In assenza di luce. Poi, lo stesso piatto assaggiatelo all’interno di una stanza illuminata da una sorgente di luce… 
Un sapore ha profonde diversità assaggiato in diverse occasioni; tra una luce proveniente da una sorgente naturale e un’altra creata artificialmente. Il sapore è una percezione. Una percezione è un sintomo emotivo.
Sappiate che noi ci nutriamo attraverso flussi luminosi. Veniamo quotidianamente, spesso inconsapevolmente influenzati da questi: naturali o artificiali. 
L’uomo è un impianto di illuminazione emotiva, impianto che interagisce sulle nostre azioni quotidiane. Il piacere di mangiare è uno di questi. Noi mangiamo perchè c’è luce…

La prima sorgente di luce artificiale fu creata dall’uomo attraverso elementi naturali: il fuoco. Vivo tramite braceri, focolari, torce e candele.
LIBANDO… “Cucina Madre”
, nel centro storico foggiano non c’è Comunità senza una pastaia:

 Piazza Francesco De Sanctis, con l’Associazione Millenium. Una cooperativa sociale con le mani in pasta; qui ho visto progettare i Troccoli – ‘ntruccele… 
Via Duomo, piazza Cesare Battisti, piazza Purgatorio, piazza Marconi, corso Vittorio Emanuele e in quei vicoli dove tutte le mattine di domenica si cucinano i piatti della festa; proprio come questo particolare sugo che sto assaggiando accompagnato da delle braciole di manzo. La cattedrale di Foggia alle mie spalle mi osserva, attraverso il suo splendido rosone illuminato da un artista, reso visibile anche dall’esterno per la prima volta. Qui è raffigurata la storia della città.
Questa straziante nostalgia che odora di sugo i vecchi cortili interni. 
Il sapore dei tipici torcinelli mi raccontano di leggende in “case fatate”.
La città delle piazze e delle chiese: cinquantuno chiese sparse tra i palazzi storici e settecenteschi di Foggia. 
Cantine, ambienti sotterrani che prendono il nome di Ipogei Urbani. Qui elementi naturali e simbolici disegnano la città. Acqua e fuoco.  

l’arma è aqua, et fuoco, perché sotto ogni poco, che si cava sottoterra, si trova aqua, di sopra é caldo fa da mille fuochi” 
Tre fiamme in una fucina fanno LIBANDO

Una pentola sul fuoco, con l’acqua in ebollizione fa una CUCINA MADRE.
LIBANDO“, è un’idea creativa sul fuoco di Ester Fracasso e Maria Pia Liguori, organizzatrici di un evento dove il cibo della tradizione territoriale e domestica scende in strada. 

Quest’anno alla quinta edizione è una “Cucina Madre“. 
E’ un festival delle Arti culinarie territoriali promosso dal Comune di Foggia, Assessorato alla cultura (Anna Paola Giuliani), in collaborazione con l’associazione Di Terra di Mare, l’impresa creativa Red Hot, Streetfood Italia, Asernet e Le Mamme dei Vicoli.
“Libando” è anche un ritorno… in patria, per un artista che qui ha mosso i primi passi. Romano Baratta, artista e designer foggiano. 
Un Lighting Designer e Light Artist di fama internazionale capace di orientare la luce attraverso i nostri stati d’animo. Così da illuminare artisticamente (evento unico nel suo genere) questi tre giorni di festa. Uno stile personale il suo dai rimandi ‘Profondo rosso’ in un percorso enogastronomico storico e territoriale. 
Un villaggio culinario Light Scape, dove “Trame” di luce riconducono i figli della terra nelle proprie case… Cucine in attesa.
La luce di Romano Baratta ci prende la mano; scrivendo sui muri di facciate scrostate dai ricordi messaggi illuminati da un affetto materno e territoriale.

FFF Multiplicity Shape of Fire.

Urban Lighting Visual Landscape, by Romano Baratta

Lettere, parole, simboli. Appaiono… richiami da balconate, palazzi antichi di Foggia. La luce creata su di esse sprigiona in Light Scape una sorgente domestica. L’artista foggiano con la luce collega Foggia con i propri concittadini. Un messaggio fatto di ricordi e ritorni… 
Il messaggio artistico di Romano Baratta è una decrescita didascalica felice: EFFETTI_AFFETTI… di arte povera che pongono profonde riflessioni sulle tradizioni e legami. 
Attraverso un’attualità cronistica povera scopriamo la felicità interiore. 

NOW I AM HERE MUM (ora sono qui mamma). FILIUS (figlio, giustizia, felicità interna lorda)

MOTHER: SOUL FOOD (madre: anima della cucina), questa è frontale alla scritta filius, e sta ad indicare che quest’anima viene tramandata. Nella città di Foggia, la madre è venerata come una Madonna e la scritta filius dinnanzi, ad indicare il figlio Gesù… La distanza che li divide è un “gioco” pensato con una metodologia logica affettiva dall’artista Romano Baratta per la sua città, di avvicinamento e allontanamento che rimanda alla processione cittadina chiamata “dei misteri”, che si pratica ogni venerdì santo.CONVIVIeorUM (in latino: sia convivium. Che Eorum, ad indicare che il convivio del cibo non è solamente una condivisione tra “noi” e gli amici ma, devess’ere una condivisone con chi abita sul posto, pur appartenendo a culture e identità diverse dalle nostre)

TRAMA n DARE (tramandare le tradizioni, odori e sapori. Dare agli altri, alle nuove generazioni che verranno, ma sempre in una logica tramandata, “Trama“), la frase è stata posizionata appositamente in una zona abitata e frequentata prevalentemente dai bambini. La ‘n‘ alla inglese indica una congiunzione. Congiungere Trama e Dare, ma può ricordare anche rock ‘n’ roll: energia, gioventù. Innovazione che una nuova generazione potrà trasmettere contribuendo a disegnare una tradizione che avanza… NOW I AM HERE   MUM (la frase inizia su una facciata con una dedica particolare a chi è presente, prima per chiunque. Anche io sono qui a Foggia. Sullo stesso palazzo, ma dietro, appare la scritta “MUM“… chi come me ritorna. Una dichiarazione d’amore per la prorpia madre e la città di Foggia). Raramente nel panorama artistico contemporaneo un artista si racconta a più livelli simbolici, una lettura questa, autoreferenziale ‘domestica’. Raccontare e divulgare la propria opera attraverso la parola dialettale mescolata con altre… è sempre una prova di coraggio per un artista, così come raccontarsi artisticamente in una cucina del terriorio mescolando gli ingredienti del mondo. Per questa edizione 2018 di “Libando, Cucina Madre“, si è data importanza al cibo domestico. Ogni volta che entriamo in una cucina domestica dobbiamo farlo in punta di piedi, in silenzio odorare i muri, le posate, assaggiare l’acqua del rubinetto. Oggi siamo in troppi in cucina che parliamo e non assaggiamo… Ho incontrato a Foggia cinque donne scese in strada. Passando per vicoli sono entrate nei cortili con le loro ricette. Donna Nunzia, la storica pastaia di Bari vecchia qui si è raccontata di quando a sei anni incominciò ad impastare l’acqua con la farina… Mariagrazia Ferrandino, che mi ha accolto subito Libandomi… con una splendida merenda fatta con il ragù di Fegatazzo (fegato, lingua, cuore). Ho visto nei vicoli foggiani le mamme Rosanna e Lucia, che tra un racconto domestico hanno lessato dei cardoncelli selvatici, poi mescolati con le orecchiette.

È fondamentale sapere e capire che, ogni cucina è un’immigrazione di sapori, contaminazioni di colture e culture. Da una costa Atlantica (Senegal), approda sulla costa Adriatica, come il Rex immaginario ‘felliniano’ Ndiaye Arame (Mamma Africa). Ndiaye ci racconta del tempo in una cucina domestica senegalese, e come un riso lavato è capace in natura di cuocere per un lungo tempo… A fuoco lento, fermando le lancette di un orologio.  
In una cucina senegalese esiste il tempo, nella nostra cucina l’orologio“.cLa luce detta il tempo. Un pezzo di focaccia di grano arso odora la mia mano. Lo Street Food è questo !

Libando… FFF (Fire – Foggia – Food). La Chiesa di Santa Maria della Misericordia, conosciuta come la “chiesa dei Morti”, è avvolta da racconti e leggende. Costruita dalla Congregazione religiosa dei Bianchi nel 1645, aveva il compito di recare gli ultimi conforti spirituali e seppellire i condannati a morte. Mi accompagna verso il Purgatorio… Piazza Purgatorio: reinventata da Romano Baratta in un’atmosfera di festa fine estate in riviera… Ogni estate ha la sua reginetta; qui c’è un piatto che reginetta lo è già ! La “Bombetta di Alberobello”, la reginetta dello Street Food… Le ‘Bombette’ pugliesi sono involtini di vitello ripieni, in alcuni casi avvolti nella pancetta con il caciocavallo. Una volta farcita la fetta di carne, questa viene arrotolata assumendo il tipico aspetto di una ‘Bombetta’. I suoi sapori esploderanno nella nostra bocca segnando per sempre il nostro palato. Una sagra un Festival è l’identità di ogni paese, di ogni città. Senza una sagra un paese muore, muore l’attesa… Basta un panzerotto tutto l’anno per le strade storiche di Foggia per animare questa attesa: così ‘I due terroni‘, prendono una forma di Roulotte vintage. Due orgogliosi ragazzi dal gusto forte: Salvo Russo e Tommaso Perrucci decidono di mescolare e mescolarsi con le loro professioni (coltivatore/produttore alimentare – cuoco internazionale) all’interno di una cucina da viaggio. Qui in queste ‘Terre matte’ si è fortunati, si è baciati dalla fortuna quando un ‘Cuccolo’ di Cerignola fritto ti bacia la bocca, e la fragrante focaccina ti odora le guancie… Nella Roulotte: settantadue ore di impasto che fritto poi abbraccerà una Stracciatella di Andria sfilettata con la panna. Sartascinello (pomodoro, olive dolci, peperoncino, sale, olio extravergine), è un sugo che accompagnerà questa Roulotte vintage in un lungo viaggio gastronomico. Si racconta di una terra da queste parti dove si coltiva il vino dal sapore di Melograno… A Lucera (Foggia), le bucce dell’uva rossa sono così particolari che mangiate, poi fermentando, prendono la tonalità e il sapore del nostro animo… Così nella Cantina: La MARCHESA, il vino una volta sorseggiato diventa per magia un vino Rosato… Unico in Italia.

Particolarità di questa Cantina sono le collaborazioni con artisti e illustratori per le progettazioni packaging del vino. 
(Giuseppe Petrilli, ha disegnato la particolare etichetta del vino Rosé: il Melograno)
Libando bottiglie d’Autore…

In un “Fuori Libando“, mi accorgo che il cibo è applicato all’arte o viceversa. Così scopro dei piatti ancora da impiattare… “Piattini Davanguardia” è un progetto di design decorativo su ceramiche pensato da un duo di giovani creativi pugliesi: Annagina Totaro ed Andrea Cardano, Piattini… Nasce dall’esigenza di trasformare l’immagine tradizionale della decorazione su ceramica in un territorio questo pugliese, dove storicamente, tale prodotto creativo ha un forte richiamo sia a livello nazionale che internazionale. Il fenomeno ‘avanguardistico’ di questa ricerca applicata sul quotidiano domestico, consiste in una duplice lettura: uno spiccato gusto artistico grafico: “Popular Art”, ma nello stesso tempo illustrato, esacerbato, che profana simboli e convenzioni sociali… In arte mangiando si profana. Qui con ‘Piattini’ intravediamo tra un sorso e una forchettata spiritosi segni grafici dissacranti. Allora perchè con ‘Piattini’ non profanare l’alta ristorazione stellata?! Gusta il contenuto, sorridi con il contenitore

Scarlattamente… “Fogia cur me fugis, cum te fecit mea manus?” 
(Foggia, perché mi sfuggi, giacchè la mia mano ti costruì?)  

Due ragazzi foggiani Andrea e Valentina inventano: La Cucina del Fuorisede.

Un Blog di cucina da viaggio… Che insegue chi fugge o semplicemente si sposta per studiare, così da ‘postare’ le loro ricette quotidiane. 
Giovani universitari avranno l’opportunità di condividere all’interno di questa saporita Community le loro esperienze culinarie quotidiane.
Con ‘GRANORO‘: la pasta che ti fa cucinare senza il bisogno di aver preso ancora una laurea… Basta una pentola, ricordarsi di riempirla d’acqua, un po’ di sale e con ‘La Cucina del Fuorisede’ accendete il fuoco. 

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