SMALL TALK

CAMBIA IL TUO PIANETA

Solo

– Carla Sollazzo

Carla Sollazzo/ Ti chiedo di associare ad ognuno dei cinque sensi uno dei tuoi murales e di spiegarci il perché delle associazioni che fai.

Solo/ Al tatto associo il murale che ho realizzato a Selci (Rieti), in occasione di “Pubblica”, a cura di Carlo Vignapiano ed Elena Nicolini, dal titolo In guerra il popolo non vince mai. Ho scelto di non rappresentare uno dei miei supereroi classici, ma di accostarmi alla storia del paese, avvicinandomi a quello che hanno vissuto gli abitanti durante la Resistenza per far sì che, a loro volta, gli abitanti di Selci si potessero avvicinare al mio murale e sentirlo loro. Per questo ho scelto come soggetto un soldato e una ragazza che si abbracciano, lasciando un punto interrogativo: si tratta di un addio o di un ricongiungimento?

Al gusto associo un murale che ho realizzato sul cancello di un locale romano, il MangiaMò, che un tempo apparteneva al mio caro amico, nonché ex coinquilino, Matteo, sul quale ho raffigurato Superman che mangia 1000 hamburger a super velocità. I nuovi proprietari hanno deciso di staccare il cancello dipinto e appenderlo all’interno del locale, come se fosse un grande quadro di metallo. Sono molto legato a questo murale: l’ho realizzato quando vivevo a Trastevere, a casa di mia sorella, e Matteo, avendo aperto questo locale a fianco a casa nostra, mi offriva pranzo e cena… all’epoca, uno studente/artista/barman, come me, non aveva certo tempo per cucinare!

Alla vista ho associato un murale che ho realizzato a Satka (Russia), in occasione della Biennale di Street Art di Mosca, curata da Simona Capodimonti e Olga Strada e dedicata al tema dell’ecologia. Memore di una citazione di Mario Damico, leader dei Pittori Anonimi del Trullo (quartiere romano nel quale sono cresciuto), che recita “Non cambiare quartiere, cambia il tuo quartiere”, ho realizzato un astronauta che reca la scritta in cirillico Non cambiare pianeta, cambia il tuo pianeta. La ragazza astronauta è sdraiata e alza gli occhi al cielo, lasciando un punto interrogativo (come per la ragazza e il soldato di Selci): sta per partire alla ricerca di nuovi pianeti o è appena tornata per provare a cambiare il suo?

All’olfatto associo il murale che ho realizzato a Labaro (Roma) per il “GRAArt”, un progetto curato da David Diavù Vecchiato. Ad ogni artista è stato assegnato un muro del Grande Raccordo Anulare, sul quale rappresentare un soggetto che, in qualche modo, fosse collegato alla storia del luogo. Proprio nella zona dove c’è il mio murale, negli anni ’60 è stata ritrovata una mummia di una bambina di 8 anni, risalente all’Antica Roma; i genitori, devoti al culto di Iside, la fecero mummificare, proprio come si faceva in Egitto, e la seppellirono con i suoi giocattoli. Nell’immaginario collettivo, la mummia terrifica ed emana cattivo odore, ma io ho voluto rappresentare una mummia bellissima e profumatissima, vestita e acconciata bene, nonostante lasci intravedere la pelle verde marcio. Il titolo del murale è The mummy of the red cave.

Infine, all’udito non posso non associare il murale che ho realizzato a Roma, in Viale Liegi, in occasione di “Tracce Temporanee”, e che rappresenta Daredevil, un supereroe cieco che ha sviluppato un udito super sensibile attraverso il quale riesce a “vedere” tutto, le cui tavole a fumetti sono state realizzate, tra gli altri, da un disegnatore che amo molto, Chris Samnee. Il murale si trovava all’interno di un palazzo che, all’indomani dell’inaugurazione del progetto, curato da Elena Nicolini, che ha visto 60 artisti realizzare altrettanti murales, è stato demolito, per lasciare spazio alla costruzione di una clinica privata.

DAREDEVIL, 2015. Roma (Viale Liegi). Courtesy dell’artista.

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