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ALLʼARTE LA PAROLA                                                              

Alessandra Angelucci                                                       

– Valentina Tebala

Valentina Tebala/ Alessandra, sei docente di lettere, giornalista e critica d’arte. Dalle tue professionalità già si evince l’interesse che nutri nell’indagare quella “terra promessa” dove il gesto artistico incontra il segno e il suono della scrittura, concretizzatosi nel progetto della collana d’arte “Fili d’erba” che dal 2014 dirigi per la Di Felice Edizioni. Che significato ha per te questo rapporto da sempre così appassionatamente dibattuto fra parola e immagine?

Alessandra Angelucci/ La collana d’arte “Fili d’erba” ha come motore principale la passione e l’incontro fra l’amore per l’arte e quello per i libri.  Nasce con l’intento di tornare a prendersi cura della parola, quale strumento privilegiato della conoscenza e comprensione dell’altro. Parlare di un artista significa innanzitutto parlare di un uomo e di quel particolare e irripetibile percorso di vita che lo ha portato a collocarsi in un preciso posto nel mondo e con un preciso linguaggio espressivo. La parola non potrà mai essere soppiantata – a mio parere – dalla logica dell’audiovisivo, perché essa – la parola appunto – rappresenta l’atto costitutivo dell’essere uomo. Questa scelta coraggiosa abbracciata dalla collana “Fili d’erba” riporta a un meraviglioso passo di Jean Baudrillard ne La sparizione dell’arte, in cui affermava che era “la linea di destino delle forme artistiche nell’epoca moderna e contemporanea” a catturare il suo interesse. Dunque, “non la storia, ma il destino dell’arte”. Ecco, io auspico che si riparta proprio da qui, da un’attenzione al destino dell’arte e da una profonda considerazione dell’uomo che attraverso l’arte si fa testimone del suo tempo.

VT/ “Fili d’erba” dà attenzione “alla voce di chi crea, di chi con un gesto ha immortalato un’esistenza”, ovvero gli artisti, da Simone Pellegrini ad Alberto Di Fabio, ma anche coloro che criticamente (e creativamente) di essi si sono occupati dedicando all’arte l’intera vita, come la magnifica e compianta Francesca Alinovi. Mi parli di queste prime pubblicazioni?

AA/ Il libro Guadi di Simone Pellegrini costituisce una conversazione che intreccia i temi dell’arte, dell’uomo e della parola. Uno scritto in cui – come scrive il prefatore Luca Arnaudo – “si rinviene la traccia di uno tra i più classici esercizi spirituali-letterari: la confessione”. Nei cieli della mente di Alberto Di Fabio è il primo testo in cui l’artista traduce in un racconto sensibile e onirico il dialogo fra microcosmo e macrocosmo, tipico delle cromie dei suoi paesaggi cosmici e cortocircuiti delle sinapsi. Il saggio dedicato al ricordo della critica d’arte Francesca Alinovi, invece, è un prezioso affondo nella vita di questo amabile e controverso personaggio, cui gli autori – Antonella Colaninno e Gian Ruggero Manzoni – dedicano un’interessante lettura, dando spazio alla visione delle sue scelte d’indagine e alle sue riflessioni di aura poetica.

VT/ Nel volume dedicato alla Alinovi ho letto un suo pensiero che mi ha particolarmente emozionata: Ma è dall’innesto del bianco sul nero che nascono gli incontri col meraviglioso. Cosa ne pensi?

AA/ Francesca Alinovi ci ha regalato riflessioni molto acute, ma quella che suggerisci è la stessa che ha catturato anche la mia attenzione, quando ho letto per la prima volta la bozza del libro. Credo che in questa frase ci sia tutta la forza semantica di chi nella vita crea: l’innesto. L’atto creativo presuppone l’abbattimento delle barriere interiori ma anche e soprattutto la volontà di unire: colori, movimenti, linee, persone. L’incontro è sempre il risultato di chi ha cercato e seminato. Infine trovato.

Alessandra Angelucci è docente, critica dʼarte e giornalista. Dirige la collana dʼarte “Fili dʼerba”.

Alessandra Angelucci in una foto di Francesca Di Battista. Courtesy Alessandra Angelucci.

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